Il ritorno alla vita dopo la grande paura. Il buio che piano piano diventa luce e ti fa guardare al futuro con la giusta determinazione ed il necessario coraggio. Luke ce l’ha fatta, ma ha voluto che la sua esperienza si trasformasse in un’occasione di sostegno e aiuto. “Grazie a chi mi è stato vicino. Grazie ai medici, agli infermieri ed alle tante persone che non mi hanno mai fatto mancare il loro affetto”. E proprio quel “grazie” oggi si leverà ancora una volta forte e chiaro. Pronto, allora, sui pedali, da Londra fino a Varese, 1200 chilometri, tutti in bicicletta, per testimoniare e raccontare la sua storia e soprattutto raccogliere fondi per la realizzazione di una sala di accoglienza, là nel reparto di ematologia dell’ospedale di Circolo dove è stato salvato. 26 anni inglese, Luke Ponsonby si trasferisce a Varese nel 2011 per raggiungere la famiglia (i genitori vivono proprio qui, visto che il padre è impiegato all’AgustaWestland); c’è però qualcosa che non va, i primi sintomi arrivano all’improvviso (sanguinamento dal naso, stanchezza, quindi febbre alta e mancanza di fiato) e la diagnosi è terribile: leucemia acuta linfoblastica. Pensi “Perché?”, il tempo è come se si fermasse, sai però che devi cercare di non abbatterti (non è facile, ma ci devi provare). Devi lottare e combattere con tutte le tue forze. Il resto, poi, sono le cure all’ospedale di Circolo di Varese, appunto, nel reparto di ematologia (diretto da Francesco Passamonti), il trasferimento nel nosocomio di Pavia per il trapianto di midollo osseo e infine il ritorno nella struttura varesina. La malattia è vinta. Battuta. Sconfitta. Ma Luke non si è fermato qui: così, eccolo in sella per un viaggio di 12 giorni che lo porterà da Londra a Varese. L’occasione per dire nuovamente “grazie” a quanti gli sono stati accanto e raccogliere fondi perché sia realizzata una sala di accoglienza per l’ematologia e per l’Ail Varese Onlus del presidente Gianfranco Mombelli. Si parte il 12 aprile con l’ultima tappa il 24, da Lugano a Varese, che sarà organizzata dalla società ciclistica Alfredo Binda (il gruppo si occuperà, infatti, delle questioni tecniche e dell’accoglienza).

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