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lunedì 01 luglio 2024 | ore 07:26

Un monito per la storia futura

Giornata della memoria:ricorrenza per non dimenticare l'Olocausto
Cultura - Giorno della memoria1

E' solo da pochi anni che il 27 gennaio è entrato nella coscienza collettiva. Una data presente nella storia già da sessantaquattro anni e che, pian piano, si è inserita nella produzione storiografica, figurativa, letteraria, cinematografica. Una produzione che ha cercato di raccontarci l’orrore della Shoah, di interpretarne in modo più o meno fedele gli aspetti più efferati, dalla crudeltà disumana dei carnefici all’alienazione delle vittime, dall’indifferenza di chi già allora ‘sapeva’ a chi, in seguito eletto nella sfera dei ‘giusti’, ha voluto mettersi in gioco, anche a costo della propria vita. Una produzione affiancata dalle sconvolgenti testimonianze sempre più esigue dei pochi sopravvissuti, testimoni diretti di una delle verità più profondamente tristi della storia. Sul tema del genocidio ebraico, è ritornato anche il Papa, esprimendo così la sua solidarietà ai fratelli ebrei. “Piena e indiscutibile solidarietà con i nostri fratelli ebrei destinatari della prima alleanza”, così Benedetto XVI ha chiarito la posizione della Chiesa cattolica, aggiungendo che l’olocausto rimane un monito contro ogni oblio e negazionismo. “In questi giorni nei quali ricordiamo la Shoah, mi tornano alla memoria le immagini raccolte nelle mie ripetute visite a Auschwitz, testimonianze delle vittime innocenti di un odio razziale. Auspico che la memoria della Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo. La sua memoria sia per tutti monito contro l’oblio, il negazionismo e riduzionismo perchè la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti. La Shoah insegni specialmente sia alle vecchie sia alle nuove generazioni che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo”. Joseph Ratzinger ha inoltre affrontato la questione lefebvriana, dopo la decisione del Vaticano di togliere la scomunica ai quattro vescovi ordinati da Lefebvre, chiedendo loro impegno per compiere i passi necessari per giungere alla piena comunione con la Chiesa, possibile solo con il riconoscimento del Concilio Vaticano II. Ha espresso inoltre l’auspicio che il dialogo con il rabbinato di Gerusalemme possa continuare serenamente. Il vescovo cattolico della città tedesca di Ratisbona, monsignor Gerhard Ludwing Mueller, nel frattempo, ha bandito dalle chiese cittadine uno dei quattro vescovi, Richard Williamson, per aver negato l’esistenza delle camere a gas, pronunciando, secondo il vescovo di Ratisbona, parole ‘inumane’ e ‘sacrileghe’. La reazione del mondo ebraico e del rabbinato di Gerusalemme sono state molto distensive, considerando necessarie le parole di solidarietà del Papa. A tutti può sorgere spontanea la domanda: se negare l’olocausto oggi non viene considerato infamia, che cosa accadrà dopo che l’ultimo testimone sarà scomparso?

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