Milano / Malpensa
Meno male che si vota!
- 05/04/2012 - 11:34
- Punture di Spillo
Ci lamentiamo spesso dei costi della politica. Mai come in questi tempi di crisi, dove tutti siamo chiamati a fare sacrifici in nome di un tanto conclamato ‘Salviamo l’Italia’, ci troviamo a non riuscire ad arrivare a fine mese. Molte famiglie sono messe in ginocchio dalla crisi, che causa la tanto temuta recessione (tecnica o non tecnica è sempre recessione!), perdono il posto di lavoro.
Il presidente Monti esorta ed incoraggia a sentirci e riscoprirci popolo italiano che con orgoglio nazionalistico vuole uscire da questa crisi, ma questo non vale per tutti.
Tagli e sacrifici per tutti, tranne che per loro, la cosiddetta ‘casta’. Per loro, non può decidere il governo e il parlamento, ma solo l’ufficio di presidenza che ha deciso di quantificare in 1300 euro lordi il taglio alle indennità per ogni parlamentare, maggiorato di un 10% per quanto riguarda le figure apicali.
Restano invariati, a livello di cifre i rimborsi spese, che in busta paga dei deputati ammontano a 3690 euro a fronte dei 4160 euro che percepiscono i senatori.
Questi soldi potevano essere gestiti come meglio si credeva, ora, grande miglioramento, la metà dagli stessi deve essere rendicontata presentando dei giustificativi di spesa!
Eppure, nel 1993, nel referendum abrogativo sul finanziamento pubblico dei partiti, il 90,3% ha votato per togliere questa forma di sostegno alla politica.
Subito, la politica, quella peggiore, ha cambiato nome alla cosa, e parlando di rimborsi al posto di finanziamenti, le cose sono andate avanti come prima.
È questa la tanto proclamata democrazia, dove al primo posto c’è la volontà del popolo?
È inutile spendere tante parole (e soldi!) se poi le cose nel nostro paese non cambiano!
Un esempio di come siano andate a finire le cose lo abbiamo sotto gli occhi in questi giorni: investimenti dei partiti nel mondo come se fossero multinazionali ed enormi somme che mancano di una giustificazione; semplicemente sparite.
E in questo non c’è schieramento che si distingue dagli altri.
Negli ultimi giorni dell’anno scorso un conto da 10 milioni di euro, gestito direttamente dal segretario amministrativo federale del Carroccio Francesco Belsito, è stato letteralmente prosciugato e i soldi sono stati investiti in gran parte all’estero tra Norvegia, Cipro e Tanzania.
Luigi Lusi, invece, aveva il compito, come spiega lui stesso ai magistrati, “di mettere al sicuro i rimborsi elettorali”, circa 220 milioni di euro. E lo fece “effettuando anche operazioni immobiliari, di cui alcuni all’interno del partito erano a conoscenza”.
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