Milano / Malpensa
La mia vita sempre in sella
- 28/02/2009 - 15:38
- Sport
Tra i campioni di ieri e di oggi del mondo del ciclismo ‘di casa nostra’, non poteva mancare l’intervista ad un grande sportivo come Gianluca Bortolami, ex corridore professionista e vincitore di numerose manifestazioni e gare a livello nazionale ed internazionale. Lo abbiamo incontrato, nei giorni scorsi, nel suo negozio di biciclette che, da alcuni anni, gestisce a Castano Primo e con lui abbiamo affrontato diversi argomenti: dalla sua carriera ai campioni di oggi ed ai giovani che si stanno avvicinando a questo bellissimo e coinvolgente sport. Ma prima di dare inizio all’intervista qualche dato sul corridore. Gianluca Bortolami è nato a Locate di Triulzi il 28 agosto 1968 ed è stato professionista dal 1990 al 2005, ottenendo ben 33 vittorie, tra cui spiccano la Coppa del Mondo, nel 1994, ed il Giro delle Fiandre, nel 2001, vestendo la maglia di alcune delle più prestigiose squadre del palcoscenico mondiale (‘Mapei’, ‘Lampre’, ‘Festina’, ‘Vini Caldirola’). Luca come ti sei avvicinato al ciclismo? Quale è stata la scintilla che ti ha fatto scegliere di salire in sella diventando il campione che sei? “Da piccolo avevo una grande passione per lo sport in generale. Vedevo in televisione motocross, calcio e ciclismo, indistintamente. Poi un giorno mio padre, grande appassionato proprio di ciclismo, mi ha comprato una bicicletta e da quel momento è iniziata la mia avventura”. Non hai mai avuto dei dubbi, dei ripensamenti prima di approdare al professionismo? “Dico la verità: vincendo molto fin da giovane ogni dubbio è sempre stato fugato”. Cosa pensi dei ragazzi che oggi iniziano a praticare questo sport? “Al giorno d’oggi i giovani hanno tante cose che, sinceramente, 15 o 20 anni fa non esistevano. Parlo, per esempio, dei computer, telefoni cellulari e tanto altro che mi fanno pensare come molti ragazzi siano più distratti e meno propensi al sacrificio. A questo aggiungo, inoltre, la figura di molti genitori che tante volte esasperano il ragazzo fino a fargli passare il gusto ed il piacere di praticare uno sport. I nostri giovani vanno stimolati e devono capire che per ottenere risultati, nello sport, ma, soprattutto, nella vita quotidiana, servono dedizione, pazienza, ascolto e spirito di sacrificio”. C’è qualcuno che ti assomiglia nel professionismo di oggi? “Ognuno ha una propria caratteristica ma, se devo fare un nome, dico, forse, Alessandro Ballan, perché ha vinto diverse classiche come me. Sono convinto, comunque, che i paragoni non sempre si possono fare”. Prima di concludere il nostro incontro con Bortolami, ringraziandolo per la sua cortesia, vogliamo, però, fargli un’ultima domanda di carattere generale. Si è parlato tanto del caso Eluana Englaro. Giornali e televisioni ne hanno discusso a lungo: che cosa ne pensi? “Non si può giudicare la famiglia, perché ritengo che prima sia necessario sapere ed ascoltare i diretti interessati. Voglio sottolineare come il mondo politico avrebbe potuto muoversi prima. Ci sono altre situazioni simili, ma che vivono nell’anonimato e con un’eccezionale dignità. Speriamo che si faccia una legge che tuteli la vita in tutte le espressioni, che sia di aiuto per chi, in casi simili, deve decidere. Troppe volte queste famiglie sono sole ed è su questo aspetto che dovremmo interrogarci”.
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