Milano / Malpensa
...Per un grande uomo di sport
- 28/02/2009 - 15:35
- Sport
Dietro ogni impresa o evento del mondo dello sport non ci sono solo gli sportivi, i dirigenti o le società. Ci sono anche quelle persone che, con dedizione e passione, giornalisti della carta stampata, delle televisioni o delle radio, raccontano alla gente ciò che accade nei minimi particolari. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare questa pagina, che solitamente è occupata dai principali fatti dello sport italiano ed internazionale, a Candido Cannavò. Per chi, come noi, si sta, ‘piano piano’, avvicinando al giornalismo, e che un giorno spera di potersi ritrovare a scrivere per qualche importante testata sportiva del nostro Paese. Candido Cannavò non è stato solo lo storico direttore della ‘Gazzetta dello Sport’ (ruolo che ha ricoperto per 19 anni, dal 1983 fino al 2002), ma ‘Il Direttore’ di tutto e di tutti. Una persona che ha saputo, con il suo temperamento ed il suo carisma, far conoscere lo sport in un’ottica differente, con i suoi difetti, ma anche e, soprattutto, con i suoi mille pregi. Oggi che non c’è più (se ne è andato, per sempre, domenica scorsa, alle 8.48, all’età di 78 anni, mentre si trovava ricoverato, da giovedì scorso, 19 febbraio, in un letto della clinica Santa Maria di Milano, a seguito di un malore) sembra tutto così strano ed insolito. Sembra strano non potere più leggere ‘Fatemi capire’, la rubrica della quale si occupava per la sua Gazzetta, non vederlo più entrare ‘in scena’ in occasione di qualche manifestazione e presentazione sportiva o a qualche incontro per raccontare la sua storia ed elargire consigli a chi, come noi, è ‘alle prime armi’ con il mondo del giornalismo. Un grande uomo di sport, ci piace definirlo così, perché Cannavò, nella sua vita, non ci ha regalato emozioni solo attraverso le pagine e gli articoli, ma, bensì, con i gesti della vita di tutti i giorni, con il suo sapersi sempre confrontare con il mondo che ci circonda, anche quello triste e difficile, e con il sociale. Di lui porteremo sempre nel cuore e nella mente i ricordi legati al suo lavoro ed alla sua attività in favore di Associazioni benefiche e che operano per aiutare quelle persone meno fortunate e tutti i testi scritti proprio a questo riguardo. E per lui, domenica, il calcio e gli sport in generale hanno deciso di rispettare un minuto di silenzio prima dei vari incontri o gare in calendario. Tante le testimonianze di affetto e stima che sono arrivate alla famiglia ed alla redazione della sua Gazzetta dello Sport. Tanti i pensieri per un giornalista, ma prima di tutto una figura, di sport e vita. A distanza di una settimana esatta dal suo addio, gli appassionati sportivi e chi ama questo mondo continueranno a ricordarlo con quel volto sempre sorridente e quegli occhi che, dietro gli occhiali, trasmettevano passione ed amore verso il prossimo. E con quel suo ultimo articolo, apparso venerdì 20 febbraio, nella sua rubrica ‘Fatemi capire’, dedicato al portiere del Manchester Utd, ed ex conoscenza del calcio italiano, Van der Sar.
Il ricordo degli sportivi e di tanti amici di vita
Candido Cannavò, ‘Il direttore’, come è giusto chiamarlo, nella sua vita ha sempre guardato, con particolare attenzione, al mondo del sociale ed a tutte quelle realtà che presentano condizioni di varie difficoltà. Qui di seguito vi riportiamo le parole ed i pensieri che molti sportivi di ieri e di oggi gli hanno dedicato, sia durante la sua vita, quando era direttore de ‘La Gazzetta dello Sport’, sia nei giorni successivi alla notizia della sua morte. Ne abbiamo prese alcune che, a nostro modesto parere, spiegano fino in fondo che persona fosse. “Forse non sapremmo mai ciò che la medicina ha perso, visto che il giovane Cannavò ha deciso di diventare giornalista, ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport e noi con lui”. (così aveva detto Gianni Agnelli). “...il giornalista di lungo corso che dalle colonne della Gazzetta dello Sport, di cui è stato per tanti anni direttore, e dalle più diverse tribune mediatiche, ha raccontato con passione e acutamente divulgato i valori di lealtà e di competizione che hanno reso sempre più popolare il gioco del calcio e lo sport italiano”. (Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano). “Scriveva e raccontava il calcio con severità, ma con tanto amore. Il suo amore per il calcio e per la famiglia del calcio lo ha esternato ancor di più nell’aver voluto istituire il premio Facchetti, che lui adorava come uomo e come calciatore”. (Il Presidente della Lega Calcio, Antonio Mattarese). “Oggi ci ha lasciato uno di noi e per questo è un giorno triste per lo sport italiano e per il mondo olimpico, ai quali Cannavò ha dedicato tutta la sua vita diventando così il nostro inseparabile compagno di avventura. Addio Candido, senza di te ci sentiamo tutti più soli”. (Gianni Petrucci, Presidente del Coni).
La Gazzetta dello Sport era la sua seconda casa
Candido Cannavò è nato a Catania il 29 novembre 1930. Nella sua giovinezza, da studente di medicina, è stato un vero e proprio patito dell’atletica leggera ed, in modo particolare, della corsa, specialità nella quale è riuscito ad ottenere importanti riconoscimenti (tra cui il secondo posto sui 5 mila agli Universitari del 1953 a Merano). E’, però, nel 1948 che Cannavò si è avvicinato al giornalismo, con la chiamata dell’allora capo dei servizi sportivi, Luigi Prestinenza. Per 7 anni, quindi, un giovanissimo Candido ha scritto di tutto, dalla cronaca bianca, alla nera, allo sport, poi, a seguito di uno scandalo calcistico che ha visto coinvolto anche il corrispondente di Catania de ‘La Gazzetta dello sport’, ecco l’occasione di approdare alla rosea. Il 28 luglio 1955, in una pagina interna, è uscito il primo articolo con la sua firma. In Sicilia è diventato redattore capo ed inviato per le principali manifestazioni sportive, oltre a curare ‘Parliamone insieme’, rubrica per colloquiare con i lettori e la gente. Quindi, nel 1960 il suo primo prestigioso incarico, in occasione delle Olimpiadi di Roma, al quale ne sono seguiti tanti altri e di non minore importanza. Dopo il ruolo di vicedirettore assieme a Gianni De Felice ed al fianco del direttore Gino Palumbo, il 16 novembre 1982 è stato nominato condirettore e, l’anno successivo, esattamente il 12 marzo, si è seduto sulla poltrona di timoniere del quotidiano sportivo. Da quel giorno Cannavò ha saputo regalare emozioni, trasformando il giornale in un vero e proprio punto di riferimento. Nel marzo del 2002, dopo 19 anni, ha deciso di ‘dire basta’, come direttore, pur rimanendo in redazione in veste di direttore dell’Area Sport Rcs e curando le rubriche, quelle che sosteneva “Sono importanti per dare voce alla gente...”.
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