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venerdì 02 agosto 2024 | ore 12:20

'Ritorna al futuro': i diritto vogliono tornare di moda

La Grande Casa scs, che da oltre 30 si occupa di diritti, scommette sull’ironia pernsensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni importanti temi sociali: infanzia, parità di genere, politiche giovanili, lavoro sociale, diritti dei migranti e delle famiglie, qualunque forma esse abbiano.
Sociale - 'La Grande Casa'

La Grande Casa scs, che da oltre 30 si occupa di diritti, scommette sull’ironia pernsensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni importanti temi sociali: infanzia, parità di genere, politiche giovanili, lavoro sociale, diritti dei migranti e delle famiglie, qualunque forma esse abbiano. Una vicinanza con i temi che discende direttamente dal lavoro quotidiano dei suoi oltre 400 lavoratori, e dall’amara consapevolezza che il lavoro di cura e i temi sociali siano di moda quanto i pantaloni a zampa. Le tematiche affrontate dalla campagna non sono per nulla residuali in termini di numeri e non coinvolgono solo le cosiddette fasce “fragili” della popolazione; sono anzi trasversali e permeano il tessuto sociale che la lunghissima “grande regressione” ha segnato con disuguaglianze estreme e una diffusa delegittimazione di governi e istituzioni. Eppure questi temi, nella società dell’informazione, non riescono a entrare nel dibattito pubblico, restando spesso confinati nei circuiti degli addetti ai lavori. Democrazia, movimenti sociali e diritti sono infatti strettamente legati (Charles Tilly, Social Movements. 1768-2004, Paradigm, Boulder 2004), ma la mobilitazione sociale globale dell’autunno del ’19, l’unico grande movimento per i diritti dopo quelli di inizio millennio, è rimasto sepolto sotto la coltre della pandemia e di diritti non parla neanche chi più difficilmente riesce a vederseli riconosciuti. Il ruolo del Terzo Settore, allora, non è solo quello di vicariare il pubblico che esternalizza la sua funzione, ma anche quello di fare cultura, informazione, advocacy. Stimolare le persone a prendere consapevolezza delle sfide sociali da affrontare è il primo passo nella direzione di una maggiore partecipazione. Tutti possiamo fare la nostra parte, nessuno escluso, anzi forse ormai è una scelta irrinunciabile per non vedere il terreno dei diritti erodersi sempre più velocemente e un minimo benessere personale e sociale diventare privilegio di pochi. Perché, per comunicare su questi temi, la cooperazione sociale dovrebbe usare un registro diverso da quello della sua prassi quotidiana? Perché praticare l’irriverenza? Per sollecitare la ricerca dell’autodeterminazione, la riflessività, e innescare quelle cosiddette pratiche generative diffuse, non si può “ricadere” in un linguaggio mutuato dall’universo simbolico delle charity anglosassoni, che dividono il mondo in privilegiati buoni del cosiddetto “nord globale” che aiutano e poveri che passivamente vengono aiutati. Un paradigma ideologico che non appartiene in termini storici e di vocazione al movimento cooperativo. Movimento che, in un clima di crescente individualismo ed edonismo, assiste a una sorta di "crisi vocazionale". “Il lavoro sociale e di cura, e quello educativo in particolar modo,” dice Liviana Marelli, direttrice de La Grande Casa “è poco conosciuto e per nulla riconosciuto, malpagato, reso precario da appalti costantemente al ribasso. È quindi sempre più difficile per le cooperative sociali trovare operatori e garantire loro condizioni lavorative almeno dignitose, se non all'altezza della funzione pubblica di garanzia dei diritti individuali e della coesione sociale che ricoprono”. Le immagini scelte per le creatività della campagna hanno un retrogusto vintage come il dibattito pubblico sui diritti; le frasi che le accompagnano, un taglio amaramente ironico che invita alla riflessione e alla partecipazione. In un periodo segnato da sempre crescenti diseguaglianze, in cui una società basata sui diritti sembra anacronistica, impraticabile e vecchia, “Ritorna al futuro” è un grido gioioso con cui vorremmo chiamare all’azione quante più persone possibili per tornare a parlare di diritti e acquisire nuova consapevolezza come persone e cittadini. Nel primo soggetto, i protagonisti sono i giovani, tra i più penalizzati dalle misure restrittive adottate per far fronte alla pandemia. Ritiro sociale, abbandono scolastico, aumento dell’insorgenza di sintomi ansioso-depressivi, comportamenti autolesivi, abuso di sostanze, fatica nella pianificazione del futuro. Sono solo alcuni dei sintomi che rilevano oggi nei ragazzi gli operatori. “Tornare al futuro” significa esserne consapevoli e consentire a tutti, soprattutto ai più fragili, l’accesso ai servizi educativi e di cura, e la reale esigibilità dei propri diritti, che, prima di ogni altra cosa, occorre conoscere. Una risata seppellirà le diseguaglianze: questa la scommessa della campagna “Ritorna al futuro”. I soggetti di “Ritorna al futuro” saranno associati anche alla campagna di recruiting di nuovi operatori per la nostra Cooperativa: proprio come i diritti, anche la professione educativa va poco di moda e necessita di essere rilanciata. Noi vogliamo puntare sul fatto che, oltre a un mestiere, garantiamo la possibilità di essere promotori di consapevolezza e cambiamento sociale.

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