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domenica 24 novembre 2024 | ore 23:04

"Nulla è impossibile”

Oggi daremo voce ad una connazionale che vive all’estero. La sua è una storia di riscatto: Adele Panebianco ha messo nero su bianco la sua vita e ha tratto un bilancio.
Storie - Adele Panebianco

Oggi daremo voce ad una connazionale che vive all’estero. La sua è una storia di riscatto: Adele Panebianco ha messo nero su bianco la sua vita e ha tratto un bilancio. Ha accantonato quel totale ed è ripartita da zero, come per le grandi pulizie, in cui si resetta e ci si mette a scrivere da capo. Con il libro che si vuole, la penna che si vuole e i sogni. Oh, coloro che mettono le gambe alle idee.

Chi è Adele Panebianco?
“Mi chiamo Adele e sono una mamma di ventinove anni. Sono Nata e cresciuta in Sicilia e mi ritengo una persona molto semplice, oltre che altruista. Mi piace scherzare, condividere e mettermi in gioco e proprio per questo, ho scelto di trasferirmi all’estero”. Una scelta coraggiosa, dettata dalla voglia di ricominciare. Spesso, tali cambiamenti derivano da passati avversi, in cui per un lungo tempo, non si è riusciti a vivere da protagonisti.
La giovane mamma, da ben quattro anni, risiede a Celle, una città tedesca della Bassa Sassonia.

2) Adele, il trasferimento è nato per necessità o passione?
“Decisamente per necessità. Avevo bisogno di un lavoro che mi permetteva di realizzare i miei sogni. In Italia lavoravo dalla mattina alla sera (tutti i giorni, esclusa la domenica pomeriggio e lunedì) e guadagnavo poco più di trecento euro”. Stanca delle continue rinunce e non appagata abbastanza, Adele sceglie di avventurarsi, consapevolmente. “Questo cambiamento, per molti folle, da me veniva interpretato come una nuova sfida per me stessa e le mie paure”.
E allora, quanto costa rimboccarsi le maniche, preparare una valigia, aggiungerci quel coraggio di cui pochi dispongono e provarci? Perseguire i propri sogni, significa anche dai propri BISogni e chiedergli il “bis”. Ovvero una chance, o un change.

3) Da cittadina sul suolo tedesco, quali sono le maggiori differenziazioni con l’Italia?
“Qui in Germania c’è molta disciplina, sotto ogni punto di vista, regolamentata da organizzazione e aiuti. Aspetto carente in Italia”. Difatti, il motivo che spinge molti concittadini, all’estero è la mancanza di sussidi. Con facilità, s’incolpano le “fughe di cervelli” poiché sperperano la loro preparazione fuori dal circondario, ma la vera domanda è: chi induce costoro a reagire in tal modo? Memore il nostro passato: ogni causa scatena una conseguenza e ciò che avviene non è altro che l’effetto. Alla giovane intervistata, manca la sua famiglia, eccome. Le si stringe un nodo in gola quando ripensa a loro, alle sue origini (che non ha rinnegato), ai ricordi più influenti, ai suoi amici, al mare, al sole, al cibo. Alla sua Terra. Perché all’Estero, possono non suonare il claxon quando scatta il verde, possono prestare attenzione alla carta che fa canestro nel cestino, possono essere cortesi nel fare la spesa, ma il nostro Paese resta il più invidiato in fatto di lealtà. Noi siamo così, l’italiano medio lo è. Il politicamente corretto lo si mangia a colazione, ma poi se il vicino di casa ha bisogno, si accorre. “Oggi a me, domani a te”.

4) Inizialmente, quali sono state le difficoltà riscontrate e invece le somiglianze con la terra che ti ha cresciuta?
“Non avendo parente alcuno qui, ma solo un amico che mi ha ospitato per i primi mesi, non è stato semplice. Non riuscivo a trovare un appartamento. Ho iniziato da zero e sono partita con appena duecento euro. Ho iniziato a lavorare e a costruirmi una nuova vita, un passo alla volta”. Adele, la si intravvede in qualche scatto social, sorridente. Come chi si sta realizzando, poco a poco, senza rendere “grazie” a nessuno, tranne che a se stessa. Lì, ha messo al mondo il suo bambino e non aveva i suoi accanto. Ha temuto di perderlo, a seguito di complicanze, ma oggi scoppia di salute ed il suo gioiello. “Non è facile vivere fuori casa, soprattutto nei momenti di crollo, in cui necessiti del supporto della famiglia”, ricorda Adele. “So che alle volte, fortifica: certi avvenimenti, sono in grado di cambiarti la prospettiva e il modo di vedere le cose e nel frattempo, si cresce interiormente”. Un esempio reale, che porta il suo nome. Adele Panebianco si è messa in discussione, quando sul foglio dei pro e contro, la lista dell’ultima parola pendeva di più, ma la sua grande volontà, ha prevalso con successo.

5) Se ti facessero una proposta lavorativa in un altro Paese europeo, accetteresti? Perché proprio la Germania? Tanti italiani hanno scelto Londra. Hai mai vagliato questa ipotesi?
“Penso che se la proposta ne valesse la pena, forse ci penserei. Non saprei con certezza, ma oramai le mie basi le ho gettate qui. Ho comprato casa, ho dato alla luce mio figlio, ho maturate nuove esperienze e dopo quattro anni, inizio a stare bene in questo posto”. Tra la neve, per le vie della città, Adele ed il suo bimbo, appaiono sereni e ben affiatati. Si sono integrati e quello è il loro nido d’amore, sudato, cercato e ottenuto. Nessuno può oltraggiare la loro riga immaginaria in cui è contenuto lo spazio vitale. Come una casa, dove una volta richiusa la porta, si è con il profumo del sugo pronto, le lavatrici da fare, la radio da accendere e un nuovo indirizzo che sa di rinascita.

6) A piacimento, raccontaci le tue giornate, le conoscenze con altre persone, la lontananza da casa.
“Le mie giornate, sono le classiche da casalinga e per via del lockdown, al momento sono sprovvista d’impiego e mi sono sperimentata in una nuova attività online che mi sta regalando soddisfazioni e al contempo, accudisco mio figlio”, conclude Adele. Gestire le commissioni, tenere la casa in ordine è già un mestiere. Nel tempo libero, instaura relazioni amicali con la gente del posto e perlopiù sono indiani, greci e rumeni. Qualche polacco o tedesco, ma tiene a ribadire che si tratta di conoscenze generiche.
Del resto, cosa può spaventarla più? Si è sempre mossa con le sue gambe e la sua grinta: ora i suoi consigli può darli in prestito a qualcuno che è tentato al cambiamento ma tentenna.

7) C’è qualche ringraziamento particolare che vorresti rivolgere?
“Sembrerà banale, ma ringrazio te per avermi intervista”. Io, contraccambio per la sua immediata disponibilità: alla proposta di un articolo, non ci ha pensato due volte e questo atteggiamento, ricorda molto l’inizio della sua storia.

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