Milano / Malpensa
"Non lamentiamoci ma diamoci da fare"
- 23/12/2020 - 09:05
- Sociale
"Il consumismo ci ha sequestrato il Natale". E nella «frenesia» di comprare regali e «fare cose, cose, cose», unita quest’anno alle lamentele per le restrizioni imposte dalla pandemia, dimentichiamo di fare qualche gesto concreto per il fratello che soffre.
Pochi giorni prima di Natale, e pochi giorni dopo il nuovo Dpcm con le nuove strette sulle festività, Papa Francesco all’Angelus richiama l’attenzione di tutti i fedeli, distratti dalle ultime compere o dalle discussioni su cenoni e visite ai parenti, per chiedere loro di spendere questo importante tempo dell’anno compiendo gesti concreti in favore di chi, già da prima del Covid, è privato delle cose più essenziali della vita. «In questo tempo difficile, anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa!», dice Jorge Mario Bergoglio, affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico, in una piazza San Pietro soleggiata e, nonostante tutto, gremita. «Guardiamoci intorno, guardiamo soprattutto quanti sono nell’indigenza. Il fratello che soffre, dovunque si trovi, ci appartiene. Quello che soffre è Gesù nella mangiatoia... Incontreremo davvero il Redentore nelle persone che hanno bisogno»
«Prepariamo il cuore, andiamo a pregare, non ci lasciamo portare avanti dal consumismo: ah devo comprare i regali, devo fare questo! Quella frenesia di fare cose, cose, cose. L’importante è Gesù», rimarca ancora il Pontefice, sulla scia dell’appello di mercoledì scorso dopo l’udienza generale con cui chiedeva di approfittare delle restrizioni «per purificare il modo di vivere il Natale, uscendo dal consumismo», rendendolo «più religioso e vero».
Quello che realmente conta, secondo il Papa, è la compassione, la generosità, la solidarietà. La stessa solidarietà che - come ha scritto in un tweet postato sull’account @Pontifex mezz’ora prima dell’Angelus, in occasione del Human Solidarity Day dell’Onu - «si esprime concretamente nel servizio, che può assumere forme molto diverse nel modo di farsi carico degli altri. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo».
Per realizzare questo, c’è bisogno però che «Gesù nasca in noi» e ci doni un cuore nuovo: un cuore «libero dal male, accogliente, pronto a ospitare Dio» come quello della Madonna che, come il Vangelo di oggi sull'Annunciazione, ha detto «sì» a Dio senza condizionamenti né ripensamenti.
Proprio sul «famoso fiat» della Madre di Gesù, Francesco concentra la sua catechesi di questa domenica, quarta e ultima di Avvento. «L’espressione verbale indica un desiderio forte, la volontà ferma che qualcosa si realizzi. Maria, in altre parole, non dice: “Se deve avvenire avvenga…, se non si può fare altrimenti…”. No, non esprime un’accettazione debole e remissiva, ma un desiderio forte e vivo. Non è passiva, ma attiva. Non subisce Dio, aderisce a Dio. È un’innamorata disposta a servire in tutto e subito il suo Signore».
La Madonna, sottolinea il Papa, «avrebbe potuto chiedere un po’ di tempo per pensarci, oppure maggiori spiegazioni su che cosa sarebbe successo; magari porre qualche condizione», tanto più che, avendo un figlio da «promessa sposa» prima del matrimonio, «avrebbe trasgredito la Legge, e le pene per le donne erano terribili: era prevista la lapidazione». Invece Lei «non prende tempo, non fa aspettare Dio, non rinvia». Questa giovanissima ragazza che «si trovò di fronte a una scelta cruciale: dire “sì” a Dio rischiando tutto, compresa la vita, oppure declinare l’invito e andare avanti con il suo cammino ordinario».
Lei «non rinvia», rimarca Papa Bergoglio. Quante volte, invece, «la nostra vita è fatta di rinvii, anche la vita spirituale! So che mi fa bene pregare, ma oggi non ho tempo, lo farò domani; so che aiutare qualcuno è importante, ma oggi non posso, lo farò domani. È la stessa catena del domani, rinviare!». Alle «porte del Natale», la Madre di Dio ci invita allora a «non rimandare», ma «a dire “sì”. Devo pregare? Sì, cerco e lo faccio. Devo aiutare gli altri? sì. Come farlo? E lo faccio!». «Ogni “sì” costa, ma sempre meno di quanto costò a lei quel “sì” coraggioso e pronto, quell’“avvenga per me secondo la tua parola” che ci ha portato la salvezza».
Al momento dei saluti dopo l’Angelus, Francesco ricorda i lavoratori marittimi che, a causa della pandemia, sono bloccati sulle navi oltre i termini del loro contratti: «Si calcola circa 400mila in tutto il mondo… Esorto i governi a fare il possibile perché possono tornare dai loro cari». Il Papa invita poi a visitare la Mostra 100 presepi, che raccoglie sculture e rappresentazioni di ogni parte dell’Italia e del mondo. Quest’anno, a causa delle misure di sicurezza, è stata allestita sotto il colonnato di San Pietro e non nell’apposito spazio in via della Conciliazione. Per Francesco si tratta di una «felice idea»: «Vi invito a visitare i presepi sotto il colonnato per capire come la gente cerca con l’arte di far vedere come è nato Gesù. I presepi sotto il colonnato sono una grande catechesi della nostra fede».
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