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martedì 26 novembre 2024 | ore 06:31

Violenza sessuale a Magnago. Arrestati 2 albanesi

Vittima una donna dominicana di 46 anni
Carabinieri

Alla fine di agosto 2009, alle 07:30 del mattino, una telefonata movimenta la Centrale Operativa dei Carabinieri di Legnano. Una donna riferiva di essere stata violentata, picchiata e di trovarsi, ferita e confusa per le vie di Magnago. I militari intervenuti identificavano una donna dominicana 46enne che raccontava una storia da arancia meccanica. Riferiva di aver conosciuto tre uomini albanesi in una discoteca a cavallo tra le province di Milano e Novara e di aver accettato un passaggio verso casa rendendosi presto conto che le cose sarebbero andate in modo diverso.
L’auto si dirigeva infatti nella direzione opposta all’abitazione della donna e terminava la marcia a Magnago, lungo il tragitto la donna veniva picchiata dagli uomini che le avevano anche rapinato i pochi soldi che aveva con sè.
L’avevano trascinata in un’abitazione e lì, a turno, l’avevano picchiata e violentata, costringendola anche ad assumere della cocaina. La mattina successiva, il suo carceriere le consentiva di andare via ma appena notata la donna sul marciapiede intenta ad effettuare una telefonata, usciva in strada, le strappava il cellulare e la schiaffeggiava nuovamente.
All’arrivo dei militari, che nel frattempo avevano accompagnato la donna in ospedale, la piccola abitazione si era presentata vuota e completamente a soqquadro.
A terra preservativi usati, tracce di cocaina sulla tavola.
Lì gli investigatori hanno repertato molto materiale dal quale estrapolare il DNA dei violentatori, operazione che si rivelerà fondamentale per la risoluzione dell’indagine.
La sudamericana, sia pure provata da quanto accaduto, fin dal primo momento, riusciva a fornire ai Carabinieri una ricostruzione lucida degli eventi ed una descrizione molto precisa dei suoi aguzzini tant’è che le indagini imboccano quasi subito la strada giusta. Quelle indicazioni, la conoscenza del territorio dei militari ed il fondamentale strumento delle intercettazioni telefoniche consentiranno in prima battuta di recuperare il telefono rapinato alla malcapitata e da lì ricostruire la serie di contatti intercorsi nei momenti successivi ai fatti.
Individuati i presunti responsabili, il passo successivo è stato quello di acquisire, senza insospettirli, i loro profili biologici da poter comparare con quelli acquisiti nella casa dell’orrore.
Uno dei sospettati, clandestino sul territorio nazionale, era già emerso in relazione ad altri reati, quindi è stato facilmente identificato.
Gli altri due sono stati pedinati senza sosta dai Carabinieri .Tanta perseveranza veniva premiata quando uno dei due decideva di rientrare qualche giorno in Albania e si recava a Firenze per imbarcarsi su un volo per Tirana.
Lì i militari, con la collaborazione della Polaria, simulavano un controllo che si protraeva per qualche minuto di troppo, giusto il tempo di far spazientire l’albanese che decideva di fumare una sigaretta per ingannare l’attesa, azione utile per il rintraccio del Dna. L’altro veniva fermato un giorno per strada, a Castano Primo, quando decideva di fare un sorpasso azzardato proprio davanti ad una pattuglia dei Carabinieri che passava lì per caso.
Anche in questo caso il vizio del fumo ha permesso di raccogliere un reperto da confrontare. Risultato: tutti i profili combaciavano al 100%.
E’ partita una corsa contro il tempo da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Legnano, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, Dottoressa Brunella SARDONI, per richiedere al G.I.P. del Tribunale l’emissione dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere per tutti e tre i cittadini albanesi.
E così sono fini in manette S.L. 27enne, clandestino senza fissa dimora, P.P. 31enne residente a Castano Primo operaio e K.A., 27enne, operaio di Buscate.
Quest’ultimo è sfuggito alla cattura per puro caso, ha lasciato da poche settimane la sua abitazione. Le indagini sono in corso per rintracciarlo.

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