Le 3.36 del 24 agosto 2016: una prima scossa, poi un’altra e ancora una. La terra che trema sempre più forte; la paura, il dolore e la disperazione. Le case e gli edifici che crollano, la gente che si vede portare via tutto; i morti sono tantissimi... “Lì è come se fosse cominciata una nuova vita”. La voce è rotta dall’emozione, negli occhi e nella testa un insieme di immagini e racconti (chi ha perso un familiare, un amico o un parente e sta cercando un po’ di conforto e sostegno; chi non ha più un tetto dove stare e chi ancora è stato privato di quelli che da sempre erano alcuni dei suoi principali punti fermi). I ricordi, poi, sono numerosi (tutti custoditi nel suo cuore), e con loro quella parola che il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi vuole che sia scandita a chiare lettere: solidarietà. “Non sapete quante persone straordinarie ho incontrato in questo anno - dice - Sono venute da ogni parte d’Italia per starci vicini in un momento così terribile e tragico. Giovani, adulti e padri o madri di famiglia che hanno lasciato le loro abitazioni e i loro nuclei familiari e sono rimasti nel nostro Comune e nel nostro territorio per mesi e mesi, al fianco di ognuno di noi”. Fin dalle ore appena successive al terremoto, insomma, la mobilitazione è stata significativa e importante da più zone del nostro Paese. “Come li ho ribattezzati io: i cittadini con gli scarponi; perchè è di loro che abbiamo bisogno, non di quelli con i mocassini che hanno fatto e continuano a fare solo chiacchiere e discorsi o che sono arrivati o arrivano unicamente per farsi vedere”. Ricominciare, alla fine, non è stato semplice e non lo è tutt’ora; ma la forza di volontà e la tenacia che gli amatriciani hanno saputo tirare fuori è stato e sarà sempre da esempio per tutti. “Voglio riperterlo ancora - continua Pirozzi - Il sisma è come se ha rappresentato il passaggio da una vita precedente a quella attuale. Ce n’era una vecchia prima e ce n’è una nuova adesso, dove ho imparato qual’è il signifcato profondo della solidarietà; dove mi sono nutrito di storie uniche ed eccezionali e di uomini e donne straordinarie. Le persone che mi sono più care e che mi conoscono molto bene, mi dicono che il terremoto mi ha ha cambiato, mi ha reso (dico io) meno peggiore di prima, perchè mi ha dato la possibilità di riscoprire, grazie alla tanta gente incontrata, l’amore. Prima (come spiego ogni volta che mi domandano “Che cosa mi hanno lasciato questi terribili fatti”) andavo avanti solo con la rabbia, mentre ora accanto alla rabbia c’è appunto l’amore e riuscire a farli convivere penso che sia fondamentale”. Un anno fa, dunque, il sisma. Un anno dopo, invece... “Stiamo lavorando costantemente per la ricostruzione - afferma il sindaco - Sappiamo che il percorso è lungo e difficile, però lotteremo con tutte le nostre forze per far rivivere Amatrice. Ci sono alcuni simboli che ci rappresentano ed hanno un grande valore per la comunità intera: vorrei che il nuovo borgo sorgesse proprio intorno a questi. Mi immagino una realtà più sicura e bella come prima e soprattutto vissuta dalle persone, il motore trainante di ogni Comune”. Tra due mesi circa, infine, sarà Natale: il secondo che vivrete dopo il terremoto. “Sapete una cosa - conclude - Il Natale del 2016 è stato il più bello di tutti quelli passati negli scorsi anni, perchè siamo stati tutti insieme come una vera comunità. Il dolore e la disperazione per ciò che era accaduto ci ha uniti maggiormente. La Messa della Vigilia è stato un momento di grande spiritualità, poi il pranzo del 25 o l’ultimo dell’anno di nuovo fianco a fianco sotto il tendone. Senza dimenticare le tante dimostrazioni di vicinanza che abbiamo ricevuto: l’aiuto della gente, la presenza quotidiana delle persone, i messaggi di affetto e sostegno... Grazie a tutti. Il cuore dell’Italia è grande, immenso, non dimentichiamocelo mai”.

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