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Castano: c'è la firma al protocollo

Dal Comune arriva il "sì" al documento della Prefettura per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. In un comunicato spiegati i motivi della decisione.
Castano Primo - Il sindaco, Giuseppe Pignatiello

Un comunicato stampa, pubblicato sul sito del comune, per spiegare la decisione, i motivi della scelta, le modalità e i singoli passaggi messi in campo in questi mesi. Castano, alla fine, ha detto "sì" al protocollo per l'accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti protezione internazionale. "Prima di assumere ogni decisione, comunque - si legge nel comunicato - abbiamo richiesto un'ulteriore interpretazione del testo, visto che c'erano diversi dubbi in merito allo stesso documento inviato e la risposta della Prefettura non ha tardato ad arrivare. Così, dopo un'attenta analisi, come Amministrazione comunale abbiamo scelto di aderire al protocollo, non sulla base di convinzioni personali, ma valutando se lo stesso potesse essere o meno strumento di tutela per la comunità che siamo chiamati ad amministrare". Perché, dunque, questa decisione? "Non firmare tale documento, infatti, avrebbe comportato per la città di Castano la possibilità di accogliere un numero di richiedenti asilo pari al numero massimo stabilito dall'accordo Anci - Ministero (ossia 31). Ancora, ci sarebbe stata la possibilità di accogliere queste persone in locali pubblici o privati con importanti assemblamenti in un unico luogo. E, infine, non ci sarebbe stato nessun accordo e nessuna occasione di confronto con la Prefettura che avrebbe deciso autonomamente gli arrivi e gli spazi". Invece, la firma che cosa porterà? "Innanzitutto, la garanzia di un'accoglienza di richiedenti asilo possibile e massima dimezzata rispetto all'accordo Anci - Ministero e, quindi, per Castano un numero pari a 15 - 16 (di cui 4 già presenti nel nostro territorio). Poi, l'accoglienza sarebbe limitata a piccoli nuclei e non a grossi assemblamenti, oltre alla possiiblità di discutere le scelte dei luoghi fissati dalla Prefettura, tenendo conto delle condizioni e delle situazioni territoriali. Per ultimo, al raggiungimento della quota di metà richiedenti asilo rispetto all'accordo Anci - Ministero, i Comuni aderenti avranno diritto all'esclusione da ogni bando". Questi, pertanto, i pro e i contro (chiamiamoli così), mentre per quanto concerne le modalità vere e proprie? "L'accoglienza diffusa parte da un presupposto fondamentale, ovvero piccoli numeri, sostenibili per le comunità che accolgono e un processo di integrazione e coinvolgimento nella vita comunitaria. I richiedenti, grazie all'impegno degli operatori del terzo settore, imparano la lingua, sono seguiti e inseriti in percorsi di integrazione e svolgono attività di utilità sociale volontaria a favore della comunità dove risiedono. Non solo: tramite il protocollo viene creata una cabina di regia con reappresentanti della Prefettura, dei Comuni e degli enti gestori, che ha il compito di verificare e controllare l'andamento del progetto, dà la possibilità al Comune di segnalare eventuali problematiche, avanzare proposte per una migliore accoglienza diffusa e concordare soluzioni. Inoltre, vi è un controllo anche sull'utilizzo dei fondi europei impiegati, poiché vi è l'obbligo da parte di chi gestirà l'accoglienza di rendicontare le spese sostenute. Vogliamo, infine, sottolineare (la cosa importante) che probabilmente c'è chi pensa che con questo protocollo i Comuni sottraggono risorse ai residenti a favore dei richiedenti; in realtà non vi è nessun costo a carico dell'ente comunale poiché l'accoglienza è finanziata completamente dall'Unione Europea. E per di più, il Comune non mette a disposizione suoi alloggi, pure nel caso se ne liberasse uno, tali spazi non possono essere utilizzati per lo scopo". Ma se gli alloggi per accogliere 11 - 12 persone non dovessero essere trovati entro il 31 dicembre 2017, cosa accadrà? "Sarà la Prefettura ad attivarsi per la loro individuazione. In ogni caso, comunque, prima di assumere ogni decisione avrà l'obbligo di informare preventivamente il Comune che, di fronte alle soluzioni proposte, potrà segnalare situazioni anomale grazie ad un canale di interlocuzione diretta con la Prefettura stessa. Chi non accetta di sottoscrivere il protocollo subirà, invece, passivamente le scelte e gli arrivi stabili dal Prefetto. E, ancora, alla scadenza del protocollo si verificherà quali risultati ha portato e sarà la base per concordare la sua eventuale prosecuzione".

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