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giovedì 26 dicembre 2024 | ore 14:44

Hacker o scienziato anti-global warming?

Cosa è successo in rete...
Attualità - Desertificazione (da internet)

Un’importante fuga di informazioni oppure una bufala colossale? E’ la domanda che molti esperti e appassionati al dibattito sullo stato di salute del clima mondiale si stanno ponendo a fronte di un avvenimento successo pochi giorni fa. Venerdì 20 Novembre uno tra i più attendibili ed informati siti web italiani su questo tema (Climate Monitor ndr) ha informato i visitatori di un evento controverso successo in rete: un presunto hacker è riuscito a penetrare nei server di un importante ente governativo inglese di studio sul clima e ad entrare in possesso di un ingente quantitativo di mail e documenti per un totale di circa 63 Mb. Questo archivio è poi stato subito reso disponibile al pubblico presso un sito FTP russo (File Transfer Protocol). Stando ad una prima visione dei file contenuti emerge che nel corso di circa 13 anni di corrispondenza mail (la prima risulta infatti datata al 1996) tra diversi scienziati del mondo ci sia stato (e ci sia ancora oggi) un tentativo di insabbiamento delle informazioni che provengono dagli studi sul cosiddetto surriscaldamento globale ad opera dell’uomo, al fine di trasmettere al pubblico solo determinati aspetti del problema, proponendo quindi una visione parziale della verità. L’ente inglese, che successivamente è stato identificato nell’Hadley Center, ha emanato un comunicato in cui si ammetteva che un intruso era riuscito a penetrare nel server del centro, reperire informazioni ritenute ‘confidenziali’ e a diffonderle nel web. Data la situazione, sono state subito allertate le autorità competenti affinché si possa fare chiarezza sulla natura del soggetto responsabile. Mentre si stanno compiendo tutti gli accertamenti (non viene esclusa a priori l’ipotesi per cui la mole di materiale sia falsa) la notizia è stata pubblicata su alcuni quotidiani nazionali, come Il Foglio, e su molte testate internazionali quali Washington Post, The Guardian, New York Times e Associated Press. Presso il sito che abbiamo citato si rincorrono gli aggiornamenti che tendono ad avanzare ipotesi sul personaggio e sulle motivazioni che avrebbe potuto avere per compiere questo gesto. Non sappiamo ancora se si tratti veramente di un hacker: gli esperti sostengono che un hacker tende a pubblicizzare in maniera capillare gli esiti delle sue azioni; in questo caso siamo di fronte ad un comportamento non ascrivibile a questo genere di fenomeno. La persona si è fatta viva solo con poche righe di commento al sito FTP in occasione dell’upload compiuto. Questo fa pensare che più che di un hacker si tratti di un ‘insider’, una talpa inserita nel sistema dell’Hadley Center. L’anonimo dice semplicemente che ‘il problema sul clima è troppo importante per poterne insabbiare le scoperte che nel corso del tempo vengono compiute dagli scienziati. Con questa release – si legge traducendolo dall’inglese – voglio offrire un quadro generale della situazione attraverso una selezione casuale di mail, codici e documenti. Spero che serva come approfondimento scientifico per tutte le persone. Questo contributo è disponibile in rete per un periodo limitato: scaricatelo subito!’. In effetti il file è stato già rimosso dal sito FTP russo, ma è ormai diffuso in molti siti ‘torrent’ e file sharing per via della sua rapidissima diffusione tra gli internauti. Se la persona che ha compiuto questo gesto verrà identificata non come hacker ma come uno scienziato desideroso di comunicare la verità (alcune ipotesi, molto realistiche e possibili, sono già state comunicate sul sito italiano) allora non si tratterà più di intrusione, ma di mancato rispetto della legge inglese sulla libertà di informazione (FOI, Freedom Of Information) cui ogni organo governativo del Regno Unito deve sottostare per garantire la trasparenza dei dati e delle informazioni verso i cittadini. Forse è giunto il momento per quegli scienziati ‘catastrofisti’ di abbassare la guardia e di ammettere le proprie responsabilità sulla disinformazione che è stata diffusa nel corso di questi anni circa il dibattito sul presunto surriscaldamento del clima.

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