Milano / Malpensa
Padre Lupi coi giovani del Bangladesh
- 26/06/2013 - 08:45
- Robecchetto
- Storie
Tra Robecchetto e dintorni, anche coloro che non hanno mai incontrato personalmente Padre Pier Luigi Lupi ne conoscono il nome, perché indissolubilmente legato all’organizzazione in primavera da parte del Rione Rosso della Festa dei Fiori. In questa occasione il ricavato viene a lui devoluto per le necessità delle missioni seguite in Bangladesh. Ogni tre anni il religioso, missionario, rientra in patria presso i parenti, e arricchisce l’evento della sua presenza. Così è stato quest’anno e, allora, poco prima che ripartisse di nuovo, siamo riusciti ad incontrarlo per farci raccontare il suo impegno e l’attività nel paese asiatico, dove ha sempre vissuto dal 1978, tranne che per una parentesi di 4 anni, dal 1986 al 1990, quando la congregazione lo aveva riportato in Patria. “La missione è concentrata in una regione posta nel sud – est del paese, al confine con il Myammar. Si tratta di una zona tuttora militarizzata nella quale ci vuole un permesso speciale per entrare. Qui convivono una dozzina di popolazioni indigene, quasi tutte di religione buddista” – dice Padre Lupi, prima di specificare che la sua azione è rivolta a garantire ai tanti bambini e ragazzi orfani, oltre ad un tetto, un buon livello di educazione ed istruzione. Nello specifico è il fondatore – supervisore di ben sei strutture a Ramu, Somachori, Lama, Alicodo, Tansi e Bardorbon, che ospita dai 50 agli 80 giovani dai 6 ai 14 anni (ragazzi di età maggiore che intendono continuare a studiare vengono invece sostentati presso pensionati studenteschi). Ogni struttura ha una registrazione governativa ed è riconosciuto come onlus dallo stato che pure fornisce contributi. Alcune entrate derivano da attività proprie di auto sostentamento ed altre arrivano dall’estero, tramite progetti di sostegno a distanza.
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