Milano / Malpensa
Omelia del Card. Scola per la pace
- 01/01/2013 - 20:10
- Sociale
Il primo gennaio alle 17.30 in Duomo, l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha presieduto la Messa per la pace. Alla celebrazione erano presenti, tra gli altri, i ministri rappresentanti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano.
Al termine della Messa il cardinale Scola li ha ricevuti nella Cappella Arcivescovile dove si è intrattenuto con loro per un momento di dialogo.
Questa l'Omelia completa:
"1. Saluto
ai Membri del Consiglio delle Chiese di Milano
ai Membri della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo
ai fedeli delle aggregazioni ecclesiali cattoliche presenti, in particolare di quelle più esplicitamente impegnate a coordinare l’impegno comune per la pace.
2. Risplenda per te il Suo volto
«Ti benedica il Signore … Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto» (Lettura, Nm 6,24-26): la formula della benedizione - dettata direttamente da Dio a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai sacerdoti - con la triplice ripetizione del soggetto (Il Signore …) e con le sua azione per il bene del singolo sempre inserito nel popolo svela, in modo inequivocabile, quale ne sia la sorgente.
E’ Dio che dona al mondo la Sua grazia. E’ il Bambino di Betlemme, Cristo, la luce delle genti. “Quella luce – per dirlo con le parole del “Messaggio natalizio delle Chiese cristiane di Milano” - che brilla in mezzo al buio delle nostre paure e delle solitudini, della disgregazione e della crisi sociale del nostro tempo”.
3. Nella storia ha inizio una nuova creazione
«Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo» (Vangelo, Lc 2,21).
Con l’odierna solennità la festa del Natale è piena: l’ottavo giorno ha in sé una dimensione definitiva (escatologica) che introduce nel nuovo tempo, quello della grazia, aperto al compimento ultimo: «Ogni bontà e ogni bellezza, o Dio, da te comincia e da te è portata a compimento» (Sui doni).
Dio si è fatto bambino per strapparci dalla epidemia contemporanea dell’oblio della Sua presenza e della Sua azione nella storia umana. La nascita non ha nulla di sentimentale. Essa è già in vista della Sua passione, della Sua croce, della Sua gloria. A dire che egli è compagnia alla nostra libertà nel cammino spesso travagliato della vita. Lo percepiamo bene in questo tempo di prova, soprattutto partecipando al dolore per gli orrendi eccidi che vengono perpetrati contro i cristiani (Nigeria), per le persecuzioni degli uomini delle religioni e di quanti con cuore sincero promuovo, in varie parti del mondo, libertà autentica e piena per ogni uomo.
4. Gesù Cristo l’Obbediente per eccellenza
Il Figlio di Dio, entrato nella carne della nostra umanità, si inserisce nel popolo della promessa, sottoponendosi alla legge della circoncisione. Figlio dell’uomo e figlio d’Israele, dall’interno della condizione umana condivisa fino al segno estremo – salvo il peccato – libera l’uomo dal giogo del peccato e della morte e della stessa legge. «svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini …, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e ad una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome» (Epistola, Fil 2,7-9).
Attraverso la più antica professione di fede della Chiesa primitiva, S. Paolo esprime così la duplice umiliazione (incarnazione e morte di croce), cioè l’abissale discesa di Dio incontro all’uomo per salvarlo. La morte di croce rappresenta il punto di massima distanza - il nadir - dalla gloria celeste. Per amore, Dio raggiunge l’uomo nella più remota lontananza e gli apre la via della più intima vicinanza, della partecipazione alla Sua signorìa, che la lettera ai Filippesi chiama esaltazione.
Cristo è, per eccellenza, l’Obbediente. Sant’Ireneo afferma in proposito: “Obbedendo a Dio, il Figlio dell’uomo fu inchiodato sul legno, distruggendo la scienza del male e introducendo e facendo penetrare dentro il mondo la scienza del bene. Il male è disobbedire a Dio, come l’obbedire a Dio è il bene... Dunque, per virtù di quell’obbedienza che prestò sino alla morte, pendente dal legno, dissolse quell’antica disobbedienza avvenuta nel legno” (S. IRENEO, Dimostrazione della predicazione apostolica, 34).
Obbedire ai comandamenti non è un peso ma, incorporati a Gesù, diventa via all’amore.
5. Beati gli operatori di pace
Per condividere l’atroce sofferenza delle vittime di ogni guerra e persecuzione oggi preghiamo per la pace. Vogliamo diffondere la “pedagogia evangelica” della pace contro ogni progetto di morte.
Il Santo Padre ci ha detto in proposito:
«L’operatore di pace, secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo, oggi e domani. Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ogni comunità – religiosa, civile, educativa e culturale –, è chiamata ad operare la pace. La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, internazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenere che le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la XLVI Giornata Mondiale della pace, 3).
“La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. …. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo, dandoci la possibilità di avere «un cuore nuovo» e «uno spirito nuovo» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la XLVI Giornata Mondiale della pace, 3).
Questo “cuore nuovo” e questo “spirito nuovo” comportano uno sguardo integrale sull’umano, che non separa la fede dalla vita ed incomincia dal profondo di ognuno di noi proprio perché intende coinvolgere tutta la famiglia umana. Promuovere i valori personali, sociali e di rapporto con il creato è ancora oggi condizione imprescindibile per realizzare quelli che il Beato Giovanni XXIII chiamava i quattro pilastri della pace: verità, libertà, giustizia, amore. Essi stanno tutti insieme o tutti insieme cadono. Senza di essi non si potrà mai edificare la pace.
6. Maria, immagine della Chiesa
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Vangelo, Lc 2,19).
Maria è la prima benedetta da Dio ed è Colei che porta la Sua benedizione, che è Gesù stesso, al mondo. Ella è immagine e prototipo della Chiesa.
Questo atteggiamento di silenziosa e feconda contemplazione delle opere di Dio in noi, Suoi figli, si chiama memoria, il cui vertice è il sacramento eucaristico che stiamo celebrando. Custodiamolo come il centro sorgivo di ogni nostra giornata. Amen".
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