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domenica 28 luglio 2024 | ore 06:24

La 'ndrangheta da noi

Cronaca - Ersilio Mattioni ed Ester Castano

Un’organizzazione complessa, strutturata, articolata e soprattutto, cresciuta nel tempo. Per comprendere il fenomeno ‘ndrangheta nel contesto lombardo e territoriale occorre essere chiari, precisi, non fingersi sorpresi ma piuttosto analizzare l’evoluzione dell’ultimo ventennio. La presunta compravendita di voti dell’ex assessore regionale Domenico Zambetti e le indagini sul sindaco di Sedriano Alfredo Celeste sono, temiamo, solo la punta di un iceberg molto più articolato e ramificato (la piovra… ndr) che da un nero evidente arriva a ramificazioni più grigie, al limite della legalità, per il riciclaggio di denaro sporco.
Ma come sono arrivati fino a qui e come identificare il fenomeno ‘ndrangheta in Lombardia? Per capirlo, abbiamo intervistato Ersilio Mattioni, direttore de ‘L’Altomilanese’ e cronista de ‘Il Giorno’. Già nel 2008, con alcune collaborazioni con la nostra testata, aveva avuto modo di sollevare il sipario su aspetti che, forse, in tanti sapevano ma che non hanno denunciato.
“Dagli anni ’70 vi sono in Lombardia famiglie riconducibili alla ‘ndrangheta. Anche nel nostro territorio, dove – ci spiga – dagli anni ’80-90 alcuni clan hanno cercato di controllare alcune attività economiche, come i locali notturni. Penso alla famiglia Rispoli di Legnano. Il problema è che dove c’è la ‘ndrangheta si intensificano le attività criminose, come il racket e l’usura. Però è opportuno chiarire che, se da un lato qui vi sono ramificazioni, il cervello operativo è e rimane in Calabria”.
Costantino, Di Grillo, Mazzeo. Questi i nomi sulla bocca di tutti a Cuggiono e nei paesi del castanese e magentino, presenze ora fin troppo ingombranti. “Seguo il fenomeno da anni e con ‘L’Altomilanese’ più volte abbiamo cercato di informare i cittadini su alcune cose poco chiare. Ma l’inchiesta e gli arresti delle ultime settimane mettono in luce un fenomeno più esteso di quanto potessimo immaginare. Sedriano è un caso limite. Lì molte cose erano sospette e gli articoli della nostra collaboratrice, Ester Castano, fecero molto rumore, creandole non pochi problemi. Alla fine si è dimostrato che Ester era sulla strada giusta. Per noi quello che è successo non è un epilogo, è un inizio. La nostra impressione è che vi sia un collegamento, anche nei nostri paesi, fra politica, economia, società e criminalità organizzata. A volte questo legame non si vede, è quasi impalpabile”.
Quali, però, gli aspetti che più preoccupano? “Vi sono alcune cose che mi sorprendono -prosegue Ersilio Mattioni - da un lato come tante aziende affiliate siano riuscite ad inserirsi in appalti pubblici senza verifiche e controlli delle istituzioni, dall’altro come molti politici locali si fingono ora sorpresi. Dove hanno vissuto in tutti questi anni? Ecco, mi infastidisce un po’ l’atteggiamento di chi cade dalle nuvole, perché mi suona di presa in giro”.
Forse più leggerezza che vera e propria complicità, ma questo non muta la situazione che si è venuta a creare: “Di sicuro il potete politico locale, spesso in modo non consapevole, ha avuto una contiguità con la ’ndrangheta, non fosse altro che negli appalti pubblici o nella movimento terra. C’è poi da considerare che la nostra classe politica governa i comuni da 20-25 anni. Sono più o meno sempre gli stessi. Probabilmente non hanno neppure le capacità né le conoscenze per comprendere come sia cambiata la situazione e come sia cambiata anche la criminalità organizzata: oggi veste in giacca e cravatta. Intendiamoci, la cosiddetta società civile non è esente da colpe. Quando si arriva a considerare un eroe colui che rifiuta voti sporchi, vuol dire che siamo vicini a un punto di non ritorno. Rifiutare i voti della mafia dovrebbe essere la normalità, non l’eccezione”.

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