Milano / Malpensa
'Il Senso della Vita'
Uno sguardo profondo e coinvolgente sulla vita quotidiana di mamme, bambini, medici e operatori sanitari che, insieme, trovano significato nella reciproca solidarietà e nell'impegno a servire i più vulnerabili.
La comunità di Kalongo, nel nord dell'Uganda, ha con tenacia difeso e curato l'ospedale e la sua scuola, da sempre un punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone.
Nei volti e nei sorrisi di queste persone risiede il senso della vita ricercato da Padre Giuseppe Ambrosoli, che dà il titolo alla mostra fotografica e video documentaristica 'Il Senso della Vita' inaugurata a Palazzo Lombardia nello Spazio IsolaSET dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana insieme all'assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso e al Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano.
Presenti anche Giuliano Rizzardini, direttore Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Sacco di Milano e Giovanna Ambrosoli, presidente Fondazione Ambrosoli.
L'esposizione della Fondazione Ambrosoli, aperta al pubblico fino al 27 marzo, ricorda il missionario Beato e ci restituisce la conoscenza dell'eredità che ha lasciato: il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo (Nord Uganda) e la scuola di ostetricia St. Mary.
Il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo è l'unico ospedale del Distretto di Agago, con un bacino di utenza di circa 500.000 persone, provenienti anche dai 6 distretti confinanti, in cui non sono presenti strutture ospedaliere.
Ogni anno sono in media 50.000 le persone assistite: in oltre 60 anni di attività oltre 3 milioni di pazienti hanno ricevuto assistenza sanitaria, di cui il 70% donne e bambini sotto i 5 anni. Dalla sua nascita nel 1959 la St Mary Midwifery School ha trasformato più di 1.650 giovani donne in ostetriche altamente qualificate e fortemente motivate ed è oggi riconosciuta come una delle migliori del Paese.
"Un uomo coraggioso e un visionario: Giuseppe Ambrosoli avrebbe potuto lavorare nell'azienda di famiglia, a Ronago, in provincia di Como, notissima in Italia e nel mondo per la produzione del miele e delle caramelle che tutti abbiamo assaggiato - ha commentato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - ma scelse di diventare medico e missionario. Per noi è certamente motivo di orgoglio ricordarlo a Palazzo Lombardia anche perché alla nostra terra lo legano, oltre ai natali e agli affetti familiari, anche l'esperienza acquisita all'Ospedale di Tradate, dove ha completato il suo praticantato di Chirurgia durante gli anni in cui studiava teologia a Venegono Superiore per la sua formazione missionaria (1951-1955). Un luogo che è stato importante nella sua vita in quanto fu ricoverato e curato proprio in questo ospedale quando è tornato in Italia a causa di alcuni problemi di salute".
"Le sue opere - ha concluso - sono esposte nella mostra video fotografica che raccontano l'ospedale di Kalongo, la scuola e la comunità che lo circonda".
"La gente di Kalongo (nord Uganda) - ha ricordato l'arcivescovo Delpini - lo aveva chiamato 'Doctor Ladit', 'grande medico', termine affettuoso che non ha tanto a che fare con la sua competenza medica, seppur grande anche quella, ma con la sua grandezza di umanità. Il suo modo di trattare i pazienti con competenza e umiltà, la sua disponibilità verso tutti i malati e soprattutto i più bisognosi, la sua profonda spiritualità e la vita di preghiera lo rendevano grande agli occhi della gente per cui ha speso la propria vita in testimonianza alla Carità di Cristo".
"Esiste una malattia - ha sottolineato l'assessore al Welfare Bertolaso, che è anche medico - che si chiama malaria e accompagna l'Uomo sin dalla sua comparsa sulla Terra. Purtroppo anche oggi, muoiono milioni di donne, uomini e bambini, per la malaria. Una malattia dei poveri, degli ultimi, molto presente in Africa e a tutt'oggi non esiste un vaccino per curarla: non è un parassita, non è un virus ma è intollerabile che ancor oggi se hai un attacco di malaria cerebrale si curi con il chinino. Padre Giuseppe e gli altri missionari che hanno lavorato in Africa molto più di me sono un esempio da seguire, per il coraggio e la dedizione verso i malati".
"L'importanza del diritto alla salute, soprattutto in Africa - ha affermato Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli - è un tema cruciale che richiede attenzione e azione a livello globale. In Africa, come in molte altre parti del mondo, l'accesso a cure mediche di qualità è spesso limitato dalla mancanza di risorse e infrastrutture sanitarie adeguate, dall'estrema povertà delle fasce più vulnerabili di popolazione e da enormi disuguaglianze socio-economiche. Il diritto alla salute è un pilastro fondamentale per il benessere e lo sviluppo di ogni individuo e della sua comunità, e deve essere garantito in modo equo e universale, soprattutto in contesti come l'Africa, dove le sfide sanitarie sono enormi e urgenti".
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