Milano / Malpensa
Da Busto una ricerca di livello mondiale
- 15/05/2023 - 11:43
- Busto Arsizio
- Salute
Il Dott. Daniel Covello, Direttore dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione di Busto Arsizio e del Dipartimento di Urgenza Emergenza dell’ASST Valle Olona, è il primo autore di un lavoro edito sulla prestigiosa rivista accademica New England Journal of Medicine Evidence.
Lo studio (posizionatosi nel 3% degli articoli scientifici più letti di sempre) cui ha partecipato il Dott. Covello è stato condotto in collaborazione con il gruppo San Raffaele ed è una meta-analisi che evidenzia come la somministrazione di glucocorticoidi nei pazienti affetti da COVID19 (che non necessitano di ossigeno supplementare), lungi dal prevenire un aggravamento della malattia, ne peggiori l’outcome e ne aumenti la mortalità.
“Sebbene la somministrazione di glucocorticoidi normalmente riduca la mortalità nei pazienti ospedalizzati per COVID19 tuttavia, durante lo studio condotto, è stato evidenziato come, in alcuni casi, ciò vada ad aggravare la condizione in chi è trattato senza ossigeno”, spiega il Dott. Covello. “Il nostro studio di ricerca è stato condotto su oltre 6.000 pazienti ospedalizzati; nel gruppo non sottoposto a ossigenoterapia, i risultati hanno messo in luce come la mortalità complessiva di coloro i quali sono stati trattati con il cortisone era significativamente più alta rispetto al gruppo di controllo, composto da pazienti trattati in modo standard, con terapia di supporto”.
“Nonostante si possa considerare il COVID19 come un ricordo e sebbene i casi che ancora si manifestano siano per lo più blandi, grazie anche all’alta percentuale di popolazione vaccinata, è fuori dubbio che uno studio di questa natura sia estremamente utile e importante”, conclude il Dott. Claudio Arici, Direttore Sanitario ASST Valle Olona. “Partendo dalle evidenze di questa ricerca scientifica, infatti, sappiamo non solo come gestire i casi gravi, ma anche come è meglio non intervenire. Se prima la somministrazione di cortisone era già sconsigliata, ora sappiamo con certezza e con salde basi scientifiche che, in casi specifici, è addirittura da evitarsi”.
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