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sabato 23 novembre 2024 | ore 08:21

Leonardo da Vinci: scoperta sensazionale

È stato scoperto, nell’occhio destro del Cristo ‘Salvator Mundi’ di Leonardo, un piccolo tratto che si può presumere essere la firma dell’artista stesso.
Cultura - cristo salvator mundi

Esaminare dettagli nascosti in opere d’arte antiche, colpite dagli effetti del passare del tempo, è certamente un compito particolarmente arduo. In certi casi, praticamente impossibile a causa di naturali inconvenienti che impediscono di eseguire un esame diretto sul materiale originale. E questo è particolarmente più drammatico nel caso del ‘Salvator Mundi’, il controverso dipinto da prezzo record attribuito a Leonardo da Vinci, venduto all’asta (per 450 milioni di dollari) al principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, dopo essere stato sottoposto a un profondo intervento di restauro a causa dei danni subiti. Tuttavia, con le migliori riproduzioni del dipinto dopo la pulizia e prima de restauro a cui l’opera è stata sottoposta, è possibile, grazie all’utilizzo di un avanzato software di edizione di immagini, rilevare delle linee che inducono fortemente al riconoscimento di qualcosa di molto particolare. In realtà, il punto che qui si vuole sottolineare sarebbe solo un possibile indizio piuttosto che tracce casuali. La possibilità di una coincidenza tra tratti e lettere esiste ed è forte, anche se, comunque, resta il fatto - come riferito – dell’interferenza a favore di un'errata interpretazione dovuta alla qualità non ottima di alcune delle foto disponibili.

Cultura - firma leonardo, 1

Ciò premesso, il ‘Salvator’ ci riserva una sorpresa: la presunta firma di Leonardo all’interno di uno degli occhi del Messia ivi rappresentato. L’elemento, trovato dalle analisi di alcune riproduzioni ad alta risoluzione del dipinto, deriva dai segni nel suo occhio destro (punto di vista del Cristo), forse a indicare l'iscrizione: "lionardo". Riscontrata lungo la curvatura, appena sotto l'iride, è simile ad alcune firme dell'artista toscano. Come in altri casi simili a questo, le linee non sono facili da identificare, ma una somma grafica sequenziale di evidenze sembra indicare qualche ‘intenzione’ dietro a ciò che potrebbero sembrare solo dei segni casuali.

Cultura - firma leonardo, 2

Quanto a eventuali supposizioni che il restauro della Dott.ssa Modestini possa aver involontariamente ‘prodotto’ queste linee, va considerato che più della metà della zona in cui si trova tale ‘iscrizione’ non ha subito danni in misura maggiore – come evidenziato dagli infrarossi. Questa parte è stata, diciamo, ripulita dalle antiche pennellate. Modestini, infatti, assicura che è intervenuta il meno possibile in tale zona. Inoltre, come afferma lei stessa, il risultato complessivo del restauro dell'occhio destro è stato ragionevolmente soddisfacente, per cui si può considerare alta la probabilità che la parte in cui si trovano questi segni possa aver conservato la base della struttura grafica su cui si è svolto il restauro. Valida, a proposito, la valutazione di Martin Kemp, il quale, stupito nel vedere direttamente i risultati, ha dichiarato che sopra l'occhio destro aveva notato la manipolazione del colore da parte di Da Vinci con l’uso del palmo della mano (tipico di Leonardo). In altre parole, tale dichiarazione potrebbe essere intesa come un certificato di buona fedeltà tra ciò che possiamo vedere oggi in questa frazione del dipinto e quello che dovrebbe essere stato 500 anni fa.

È importante sottolineare che la firma sul ‘Salvator’ potrebbe riaffermare il suo collegamento con il’ ‘Ritratto di Lecco’ (che è servito di base ad altre due scoperte riguardanti la Sindone di Torino), evidenziando una fortissima associazione tra Da Vinci e altri elementi. Nell'autenticare il ‘Salvator’, la stessa nozione del Cristo ‘sindonico’ a cui si ispira sarebbe presente anche nella sanguigna del XVI secolo (il ‘Ritratto di Lecco’), nel quale si può scorgere un corpo nudo tra i capelli del Messia - molto simile ai segni sulla Sindone. Quindi, una vicinanza di Leonardo al tema della ‘Sindone’ potrebbe manifestarsi non in una, ma in quattro rappresentazioni di Gesù (per quanto ne sappiamo): frontale (‘Salvator Mundi’), di ¾ (‘Ritratto di Lecco’), di profilo (corpo nudo celato tra i capelli del ‘Ritratto di Lecco’) e in corpo pieno (la recente scoperta di Soares della rappresentazione suggerita del corpo disteso di Gesù sulla tavola del ‘Cenacolo Vinciano’). L'insieme di tutti questi elementi potrebbe, finalmente, mettere fine alla disputa tra sostenitori e detrattori dell'opera in mano saudita, poiché sarebbero giustamente superate le argomentazioni sulla discussione della sua paternità: Un Messia ‘bizantino’ frontale (‘Salvator Mundi’), simile al Volto Santo della Sindone.

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