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venerdì 27 settembre 2024 | ore 07:20

Malpensa, terza pista e il nostro futuro

A Turbigo si è parlato dello scalo aeroportuale varesino. Ma che cosa succederà nel nostro territorio e che cosa attende i paesi che ruotano attorno a Malpensa?
Turbigo - Si è tornato a parlare di Malpensa e terza pista

“Ogni battaglia non fatta è una battaglia persa”. Questo il motto della serata informativa tenutasi lo scorso venerdì 25 febbraio a Turbigo, presso la sala delle Vetrate, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione rispetto alla questione terza pista. L’incontro è stato organizzato dalla sezione locale di Lega Ambiente in collaborazione con il gruppo ‘Viva Via Gaggio’: sono intervenuti Walter Girardi, responsabile del comitato, e Maurizio Casati, assessore all’Ecologia del comune di Nosate, coordinati da Claudio Spreafico, presidente dell’associazione ambientalista. Tanti i temi trattati, con una speciale attenzione al futuro di Turbigo e Nosate: la storia dell’aeroporto di Malpensa, passando per l’espansione e potenziamento del 1998 fino all’idea terza pista nata nel 2005 e alla sua attuale messa in atto; le ragioni dell’espansione; gli studi sull’impatto ambientale e fisico sui residenti nelle zone interessate. “Dobbiamo portare avanti la protesta perché è una nostra responsabilità nei confronti dei nostri figli - ha detto Casati - è al loro futuro che dobbiamo pensare”. “È anche una responsabilità nei confronti del nostro territorio - ha rimarcato Girardi - Questo progetto porterà all’irreversibile consumo di trecentotrenta ettari di suolo e alla distruzione di un bene naturale come la brughiera del Gaggio: avremo un aeroporto, domani, ma non potremo più avere indietro il nostro Parco del Ticino”. Cosa si può fare per impedire che la terza pista venga realizzata? In questo periodo, molti Comuni stanno verificando con avvocati esperti del settore la possibilità di procedere per vie legali per bloccare l’iter di realizzazione, vista anche la poca considerazione agli enti locali che Sea ed Enac stanno dimostrando. Allo stesso tempo, i cittadini si possono mobilitare in due modi: sostenendo la causa di ‘Viva Via Gaggio’ attraverso la loro raccolta firme e intervenendo con i loro commenti personali al momento della pubblicazione della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Tale documento, imprescindibile per l’iter amministrativo, infatti, sarà disponibile in consultazione di tutti i cittadini per i successivi sessanta giorni dalla sua presentazione. Ognuno sarà libero di esprimere il proprio parere sullo studio di impatto e chi di dovere ne dovrà tenere conto. Una battaglia importante, poi, si giocherà in Europa: l’UE non ha accordato finanziamenti per la costruzione della terza pista (ma solo per la prosecuzione della linea ferroviaria dal terminal 1 al terminal 2). Infine, sta per decollare il progetto Ecomuseo portato avanti da Walter Girardi: un’associazione per la promozione e la valorizzazione del territorio attraverso percorsi didattici e turismo sostenibile. Insomma, fare qualcosa di concreto.

QUALE FUTURO PER I NOSTRI PAESI E PER IL TERRITORIO?
L’ultimazione della terza pista, se dovesse essere realizzata, è prevista per la primavera del 2015: ma cosa cambierà per i nostri paesi? La frazione di Tornavento sarà la zona più colpita: si procederà all’espropriazione di terreno privato e militare da Lonate Pozzolo fino alla rotonda della provinciale che si immette in Nosate e alla delocalizzazione della popolazione residente. L’area entrerà a far parte del sedime aeroportuale; vi si costruiranno capannoni per l’espansione della Cargo City e una stazione ferroviaria per il trasporto merci. A Turbigo, gli aerei passeranno sopra al Ponte sul Naviglio e al di sopra dei camini della centrale, mentre a Nosate la rotta passerà nella zona del cimitero per tagliare in due la cittadina. Studi di settore hanno previsto una media di inquinamento acustico di 60 decibel (un ristorante molto affollato), ma con punte massime oltre i 120 decibel, ben il doppio. I movimenti che interesseranno la terza pista sono 1300, il 36% dei voli diurni e pari percentuale dei notturni, vale a dire che passerà sopra alle teste dei cittadini un aereo ogni tre minuti e mezzo. È scientificamente provato che l’esposizione a tali rumori può portare disturbi dell’attenzione in età scolare, fino a patologie schizofreniche. Inoltre, secondo recenti studi l’aria si saturerà di idrocarburi non combusti potenzialmente cancerogeni, sostanze a cui i cittadini sono già stati esposti massicciamente fin dal potenziamento di Malpensa avvenuto dieci anni fa. Senza contare, poi, il danno ambientale. Questo lo scenario più critico a cui potremmo andare incontro: ma, senza voler allarmare nessuno, è evidente che la decisione che verrà presa a proposito del progetto avrà un forte impatto su tutti noi.

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