Milano / Malpensa
Giuseppe Saronni si racconta...
- 29/11/2008 - 17:56
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Quando si parla di ciclismo ‘made in italy’ e di campioni nello sport e nella vita la figura che ci viene subito in mente è quella di Giuseppe Saronni, detto ‘Beppe’. Venerdì sera lo abbiamo incontrato a Buscate, dove l’Amministrazione Comunale ed il Circolo Culturale ‘Il Gelso’, con la collaborazione e l’aiuto di giornalisti sportivi, fotografi, ex compagni e persone che gli sono state vicino negli anni splendidi della sua carriera, hanno voluto rendergli omaggio, in diverse occasioni, con una mostra, una conferenza e con il conferimento della cittadinanza onoraria. Parlando con lui per alcuni minuti ci siamo resi conto di quale persona determinata sia, capace, con le sue qualità, di farsi voler bene dalle persone che lo circondano. Un sportivo, e prima ancora, un uomo che ha insegnato e che ha ancora tanto da insegnare... Nato a Novara il 22 settembre 1957, Beppe Saronni è stato, insieme a Francesco Moser, il più forte e famoso ciclista italiano tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80. Cresciuto a Buscate, prima, ed a San Lorenzo di Parabiago, poi, è approdato al mondo del ciclismo quando ancora era giovanissimo. La sua carriera ha inizio tra le fila della SC Buscatese, del presidente Abramo Merlotti, dove ha messo, fin da subito, in mostra le sue ottime capacità come atleta, riuscendo a centrare diversi e numerosi traguardi. ‘Fanciullo’ prodigio, come lo ha ribattezatto qualcuno, ha sempre saputo regalare ai suoi sostenitori soddisfazioni e grandissime gioie. Tra le sue più prestigiose vittorie da professionista: un Campionato del Mondo 1982 a Goodwood, in Gran Bretagna, due Giri d’Italia, nel 1979 e nel 1983, oltre a tantissime altre affermazioni e piazzamenti. Nel 1991 ha lasciato le corse diventando team manager della Lampre. E’ vero come dicono che il ciclismo è cambiato? Meglio ai suoi tempi oppure oggi? “E’ difficile dare una risposta. Ovviamente io dico meglio ieri, ma se lo chiedete ad un corridore dei giorni nostri che non ha conosciuto quel periodo risponderà sicuramente oggi. Ci sono i ‘pro’ ed i ‘contro’ per qualsiasi periodo. A mio parere una volta ti divertivi di più. Oggi, invece, il ciclismo è, per molti aspetti, portato più all’esasperazione, per i risultati, per la preparazione... e per tutto ciò che gli gira attorno” Da team manager della Lampre: molte sono state le critiche nei confronti della squadra e dei corridori. Fino a qualche tempo fa si diceva che era una stagione non certo positiva, poi sono arrivate la vittoria di Alessandro Ballan al Campionato del Mondo, ed il Giro di Lombardia con Damiano Cunego. Cosa vogliamo dire a chi vi ha criticato? “Se dovessimo stare ad ascoltare tutte le critiche! Posso solo dire che quando si inizia un progetto è perché si crede in quello che si sta facendo e, lavorando con impegno e costanza, i risultati prima o poi arrivano. Ognuno di noi conosceva le qualità dei nostri corridori”. Obiettivi per la prossima stagione? Il Tour de France? “Vincere il Tour non è facile. O meglio non si può dire puntiamo al Tour. non c’è, infatti, nulla di scontato. Tutto può accadere una volta che si inizia la corsa”. Cosa pensa dell’ultimo vincitore del Giro d’Italia. Contador è davvero quel fenomeno che in molti hanno descritto? “Contador è un buonissimo atleta. Un ottimo corridore che, comunque, non ‘schiaccia’ gli avversari e che si può battere”. Si è parlato e si parla spesso, forse troppo, di doping nel ciclismo: un suo commento... “Penso che non esista solo nel ciclismo. Però è, ovvio, che è un problema reale, che c’è e che va affrontato”. Che cosa si sente di dire ai giovani che si avvicinano al ciclismo? “Il mio è un messaggio non solo per chi vuole salire in sella ad una bicicletta. Dico solamente di fare sport, perché è bello ed emozionante e ti aiuta a crescere. Ovviamente quello sano e corretto. Siamo arrivati alla conclusione, ma prima di andarcene un’ultima domanda: prima corridore, oggi team manager ed in futuro? “Chi può dirlo... Sinceramente non so. Vedremo”.
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