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"Ciao mister..."

E' morto a 83 anni Enzo Bearzot, campione del Mondo a Spagna '82
Sport - Bearzot in trionfo dopo la vittoria al Mondiale (Foto internet)

Simbolo di un'Italia e, soprattutto, di un calcio che non c'è più, sono in tanti a piangerlo e ricordarlo con estremo affetto. Uomo d'altri tempi e tecnico di elevata caratura, Enzo Bearzot era ed è sempre stato un punto di riferimento per tanti appassionati di pallone. Era, perché purtroppo, da quest'oggi (martedì 21 dicembre) non c'è più. A 83 anni si è spenta una delle figure, tra le più importanti e carismatiche del nostro calcio ed anche di quello europeo e mondiale. Il 'Vecjo', così come era soprannominato, è volato in cielo, ma siamo certi, anche da lassù continuerà a seguire e guidare i suoi ragazzi. LA SUA STORIA: Nato a Aiello del Friuli, il 26 settembre 1927, Enzo Bearzot inizia la sua carriera di calciatore come mediano - difensore nella squadra del paese natale, quindi nel 1946 si trasferisce a Pro Gorizia, in serie B, passando, successivamente, in A all'Inter. Tre anni ancora nella serie cadetta col Catani e, di nuovo, in A nel Torino, disputando in totale 251 partite, con una presenza in Nazionale. Conclusa la sua stagione da giocatore, nel 1964, inizia l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino, prima come preparatore, quindi in qualità di assistente del grande Nereo Rocco, di Fabbri e, nell'anno 1968/1969, diventa allenatore del Prato (in C), sostituendo Dino Ballacci. Entra ben presto nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili Under 23, all'epoca, poi viene promosso assistente di Valcareggi nella Nazionale maggiore e, in ultimo, vice del suo successore, Fulvio Bernardini. Nel 1975, dopo i Mondiali di Germania Ovest del 1974, viene nominato ct degli Azzurri (condivide la panchina con Bernardini fino al 1977), fallendo, però, la qualificazione agli Europei del 1976. E nel 1978 che inizia a raccogliere quanto fino ad allora seminato, con il quarto posto al Campionato del Mondo e all'Europeo del 1980, in casa. Il vero miracolo, così come in molti lo definirono, è, però, due anni dopo, nel 1982 in Spagna quando ottiene la vittoria al Mondiale, andando contro ogni pronostico della vigilia e contro, soprattutto, agli attacchi feroci della stampa. Dopo questo successo non riesce a qualificarsi all'Europeo, dimettendosi al termine del deludente Campionato del Mondo del 1986 e lasciando anche il calcio. Gli anni a seguire torna in panchina, questa volta alla guida della Nazionale Italiana master, rappresentative di vecchie glorie, tra cui diversi campioni di Spagna '82. Tra i suoi traguardi, ricordiamo anche il record di panchine Azzurre: 104, davanti alle 97 di Vittorio Pozzo.

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