Milano / Malpensa
"Freno manomesso per i costi"
Sono bastati pochi giorni di indagini e verifiche, anche se già dalle prime immagini dei resti della cabina alcune cose iniziavano ad essere chiare. Dietro la tragedia di domenica scorsa al Mottarone vi è anche responsabilità umana. Non solo, certo, ma il fatto che la cabina sia ripartita a folle velocità per poi schiantarsi è conseguenza di un'azione nota ad almeno tre persone, arrestate questa notte.
Le persone arrestate all’alba per la strage della funivia Stresa-Mottarone hanno ammesso che "il freno non è stato attivato volontariamente". Lo conferma a Raitre il tenente colonnello dei carabinieri Alberto Cigonani dopo i fermi del gestore dell’impianto Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Erico Perocchio e il responsabile del servizio, l’ingegnere Gabriele Tadini. I tre sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. Secondo la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, che ha svolto gli interrogatori da ieri pomeriggio con la pm Laura Carrera, tutti erano consapevoli che la funivia fosse tornata attiva lo scorso 26 aprile con "il sistema di emergenza freni manomesso", visto che sulla cabina precipitata era stata messa una “forchetta”, cioè un dispositivo che ha permesso di disattiva il freno e mai rimosso, per ovviare a un guasto più grave che invece avrebbe richiesto lo stop dell’impianto.
La funivia Stresa-Mottarone era tornata in funzione dallo scorso 26 aprile e da "più giorni viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi" ha spiegato la procuratrice Bossi. Le anomalie sull’impianto però erano note anche prima della ripartenza dello scorso mese. Nel frattempo però erano scattate le riaperture a livello nazionale, con l’allentamento delle misure restrittive anti Covid. L’attività è comunque tornata operativa nonostante "gli incidenti si sono verificati con cadenza se non quotidiana comunque molto frequente". Lo scorso 3 maggio erano quindi partite le richieste per una serie di interventi tecnici, che però hanno solo rimediato al problema "ma non erano stati risolutivi".
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