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domenica 22 dicembre 2024 | ore 07:39

La libertà di dirsi sotto dittatura

"Grazie alla democrazia possono dire di essere in una dittatura e grazie alla diffusione del libero pensiero possono urlare le loro posizioni a senso unico".
Rubrica 'Frecce sui giorni nostri' - Manifestazione contro le mascherina

L’Italia è un Paese democratico, straordinariamente democratico, dove la libertà di espressione è tutelata ai massimi livelli ed è – essa stessa – una delle maggiori espressioni della compiutezza e maturità della nostra vita civile. La prova dell’assoluta democraticità e libertà di espressione del nostro Paese proviene proprio da coloro che protestano per la (presunta) mancanza di libertà e democrazia: abbiamo assistito, nei giorni scorsi, alla incredibile manifestazione dei negazionisti che, contrari a mascherine e all’esistenza stessa dell’emergenza sanitaria, denunciavano sguaiatamente di essere in una dittatura. I manifestanti, che si credono eroi della libertà, della democrazia e del libero pensiero, non tengono in conto che è proprio grazie alla libertà che possono affermare di non essere liberi; grazie alla democrazia possono dire di essere in una dittatura e grazie alla diffusione del libero pensiero possono urlare le loro posizioni a senso unico (e molto, molto povere di pensiero). Se non fosse vero, ci sarebbe da ridere. Siccome è vero, c’è da piangere, ma non troppo, per fortuna, giacché i suddetti sono pochi, una esigua minoranza di complottisti, probabilmente poco consapevoli dell’effetto Dunning-Kruger. Di cosa si tratta? Semplicemente di un fenomeno tanto diffuso quanto banale (e studiato da prestigiose università proprio in ragione della sua diffusione): chi è meno competente, finisce col credersi molto competente. E’ tragico, paradossale, ma reale… Basta affacciarsi su un social network per verificare la frequenza del fenomeno. L’ignoranza è un grande male e, chi più ne è colpito meno se ne rende conto. Tutti dobbiamo esserne consapevoli, soprattutto in una società dove vige il grandissimo beneficio del suffragio universale: alla fine si contano i voti, non i libri letti, non l’intelligenza delle argomentazioni. Meditiamo.

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