Milano / Malpensa
6 anni da EXPO
Sono trascorsi 6 anni dal 1 maggio 2015: quel giorno si aprirono i cancelli dell'Esposizione Universale di Milano, permettendo a un'energia meravigliosa di diffondersi in tutta Italia, riportandoci al centro dell'attenzione globale. 'Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita': l'intera manifestazione era dedicata al tema del nutrimento, sia per l'uomo sia per il Pianeta, e tutto ciò che era contenuto in ognuno dei padiglioni era ispirato ad esso (per i più piccoli la colorata mascotte Foody raccontava il tema e il significato di Expo 2015).
Il cielo era grigio e incline alla pioggia, in quel primo giorno di Expo, mentre all'Open Air Theatre il Coro dei Piccoli Cantori cantava “Siam pronti alla vita” e sfrecciavano le Frecce Tricolori.
In concomitanza con l’apertura dell’Esposizione Universale, i black bloc assaltavano il centro della città seminando disordine e distruggendo qualunque cosa capitasse sotto tiro (vetrine di negozi, banche, cassonetti della spazzatura). Il cuore grande dei milanesi e il suo senso civico ha però portato tante persone, attrezzate con spugne e scope, a ripulire prontamente strade e muri. Era già segno di quel riscoprire la bellezza del capoluogo lombardo, imparando a valorizzarla, malgrado le difficoltà.
Mesi di ritardi, inchieste, e tanti dubbi, non hanno fermato il debutto, come era in programma, al 1 maggio 2015: mentre decine di operai erano ancora al lavoro per gli ultimi interventi, sono stati aperti i cancelli e alle ore 12 è iniziata la cerimonia di inaugurazione alla presenza dei rappresentanti di una ventina di Paesi; in prima fila il presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il commissario unico di Expo Giuseppe Sala (che da lì iniziò il suo successo politico fino a diventare Sindaco di Milano), il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e Ferdinand Nagy, presidente del Bureau International des Expositions (BIE).
“Siamo un grande Paese, abbiamo una grande forza, un grande ruolo. Basta piangersi addosso, come vorrebbero i professionisti del ‘non ce la farete mai’”.
Papa Francesco non c'era ma aveva inviato un videomessaggio: “Che Dio ci doni l’amore per condividere il pane, il nostro pane quotidiano e non manchino la dignità del lavoro per ogni uomo e ad ogni donna”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva commentato: “Non ho mai avuto dubbi sulla capacità dell’Italia di ripartire e i segni di vitalità sono già visibili alla partenza della manifestazione”... “L’Expo sia un punto di svolta”. E non si può negare che lo fu davvero, per Milano. Un orgoglio che sembrava quasi assopito si è risvegliato insieme a una città in continua mutazione. Nuove costruzioni che guardano verso l'alto, restyling di antiche piazze e capolavori: dalla Nuova Darsena a Piazza Gae Aulenti fino alla Torre Diamante, la Torre Hadid (del Gruppo Generali), la Torre Isozaki (o Torre Allianz), il recentissimo Unicredit Pavilion, e ancora orti, terrazze, i percorsi sopra Galleria Vittorio Emanuele... e tanti altri sono in cantiere. Mai come in questi anni Milano è stata vista con occhi diversi, quasi nuovi, sia dal popolo meneghino sia dai tantissimi turisti, incantati dalla sua trasformazione.
1 milione di metri quadri, per un chilometro e mezzo di viali, tra Cardo e Decumano, e i padiglioni (ognuno caratterizzato diversamente) a rappresentare i Paesi di tutto il mondo: ecco come si presentava Expo 2015, che per sei mesi ha attirato visitatori da ogni parte della nazione e d'Europa.
Emozioni e ricordi che ora assumono ancora più valore, in questo 1 maggio in cui tutto è incerto, sospeso, complicato e inconsueto. Stiamo vivendo un'emergenza senza precedenti, una pandemia che ha bloccato il mondo, seminando dolore e preoccupazione.
“Oggi, che mi sembra di vivere dentro un film dell’orrore, come tutti – sono le parole di Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia, ideatore dell'Albero della Vita (vera icona di Expo 2015) - mi interrogo e osservo le persone che, non essendo in prima linea negli ospedali e nella gestione di questa crisi, stanno reagendo in diversi modi, chiusi nelle loro case: persone che soffrono di solitudine o persone esasperate in case sovraffollate, persone che aumentano di peso e persone che muoiono di fame.
Stiamo anche comprendendo quante cose sono state superflue nella nostra vita e non sono più sostenibili per questo pianeta: acquistiamo troppi beni inutili, facciamo troppi viaggi non necessari e creiamo troppo inquinamento dettato solo dalle performance.
Si dovrà recuperare la qualità a discapito della quantità, anche nelle esperienze.
Mi interrogo quindi su cosa sia davvero necessario. Personalmente credo che abbiamo bisogno di “essere umani”, di avere contatti ed emozioni. È così da tremila anni, il teatro greco e la piazza come luogo per la comunità esistono da allora. Questo è ciò di cui la gente avrà sempre bisogno: tornare a sognare e ritrovarsi in una grande passione collettiva.
Quando sarà finito il tempo dell’emergenza, quando gli scienziati ce lo permetteranno, con la distanza o, si spera, con il vaccino, verrà il tempo di tornare a sognare e immaginare il nostro futuro. Verrà il tempo delle risate e delle passioni, verrà il tempo degli stadi, della musica e della meraviglia.
Cambieremo molte cose, la tecnologia ci aiuterà, ma il bisogno di incontrarci e meravigliarci assieme davanti alla bellezza non scomparirà e non potrà mai essere sostituito dalla virtualità o mediato da uno schermo”.
“La vita va vissuta dal vivo! - continua Marco Balich - Risento l’energia oggi ripensando al simbolo creato 5 anni fa per l’Expo di Milano, che all'inizio nessuno voleva, ma poi si è rivelato un grande aggregatore di emozioni, che tutti volevano guardare, col naso all'insù, per tornare un po’ bambini.
Nel 2015 l’Albero della Vita è stato definito simbolo di rinascita anche dal Presidente Mattarella e oggi c’è bisogno di una nuova rinascita, per Milano e per l’Italia.
Expo ha cambiato la faccia di una città; sappiamo che è possibile ricominciare.
Non smettiamo di sognare, e facciamolo assieme, ma con nuovo ruolo: sostenere il cambiamento creando quelle emozioni necessarie a diffondere orgoglio, coraggio ed energia per il futuro”.
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