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giovedì 21 novembre 2024 | ore 12:18

La Russia in Medio Oriente

Un'introduzione al ruolo della Russia in Medio Oriente e della sua influenze negli Stati locali.
Rubrica Nostro Mondo - Siria, mappa (da internet)

Il recente accordo tra Mosca e Ankara circa la città di Idlib e l’abbattimento accidentale dell’aereo militare russo sono l’ennesima conferma dell’interventismo sempre più marcato della Russia in Medio Oriente; Stati Uniti e Unione Europea sono ormai i grandi assenti in una crisi, quella siriana, che non si concluderà a breve. Washington ha alternato, da almeno quindici anni, interventi, anche improvvidi, a ritirate poco lungimiranti; l’UE non ha una politica estera che sia davvero comune. Nonostante la Russia sia particolarmente attiva soprattutto in Siria, la sua sfera d'azione potrebbe ampliarsi in futuro, con conseguenze non facilmente prevedibili. A quanto si evince osservando le mosse di Mosca, sembra che la velocità e i risultati immediati, che le opinioni pubbliche occidentali gradiscono, non siano contemplati a est: Putin, utilizzando sapientemente le mancanze altrui e il sistema autocratico di governo che ha plasmato, investe politicamente a lungo termine. Questo tratto non è in discontinuità con una parte significativa della storia del suo paese, sia da impero russo che da Unione Sovietica. Un regime crolla, ma capita di rado che uno Stato modifichi radicalmente la propria politica estera da un giorno all’altro. Eppure, considerando le vicende dal secondo dopoguerra, si nota che alcuni paesi arabi (soprattutto l’Algeria, l’Egitto e la Siria) accettarono la presenza sovietica in Medio Oriente seguendo la logica “Il nemico del mio nemico è mio amico”, tipica della Guerra Fredda; i loro leader attuavano politiche di marcata impronta nazionalista e, pur avendo inclinazioni socialiste- le diseguaglianze sociali erano marcate-, non sposarono l’ideologia comunista e non entrarono in modo definitivo nell’orbita sovietica. Gamal Abdel Nasser guardava all’Urss in seguito alla crisi del canale di Suez. Negli anni successivi, quando Usa e Israele sembravano diventare alleati inossidabili, tendeva ad aumentare l’influenza russa nella regione. D’altra parte, tale processo non fu irreversibile: il presidente egiziano Anwar Sadat infatti si avvicinò nuovamente agli Usa. Per quanto riguarda la Siria di Hafez al Assad, la definizione di “storico alleato della Russia in Medio Oriente” andrebbe ridimensionata, o almeno contestualizzata: il presidente siriano infatti era troppo realista per dipendere da Mosca e chiudere definitivamente i rapporti con l’Occidente.

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