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lunedì 25 novembre 2024 | ore 12:20

Chi vuol essere influencer?

Nell’edizione 2018 dello Zingarelli entra una parola nuova, che tanto italiana non è, ma che sicuramente tutti avremo sentito pronunciare almeno una volta: 'influencer'.
Comunicaré - Chiara Ferragni (Foto internet)

Nell’edizione 2018 dello Zingarelli, il dizionario della lingua italiana targato Zanichelli, entra una parola nuova, che tanto italiana non è, ma che sicuramente tutti avremo sentito pronunciare almeno una volta nelle ultime settimane: si tratta di 'influencer', ovvero 'personaggio popolare sui social network in grado di esercitare un influsso sulle scelte di settori dell’opinione pubblica'. Un fenomeno sempre crescente, che può diventare un vero e proprio business, come ci insegna Chiara Ferragni (la fidanzata e promessa sposa di Fedez, che di mestiere faceva la fashion blogger. “Faceva” perché ora sarebbe riduttivo definirla in questo modo).

Gli influencer sono sempre esistiti

È una grande verità, insieme a quella che dice che siamo tutti un po’ influencer, solo che alcuni assumono questo ruolo non nei confronti di poche decine di persone, ma di centinaia di migliaia di individui. Il concetto di influencer è quello di influenza - non la malattia, naturalmente, bensì quella che si può esercitare sull’opinione di qualcun altro. Esempio pratico: Mario fa il meccanico da 20 anni e ha saputo ripararmi la macchina scassata per decine di volte, facendola sempre ripartire e funzionare a dovere. Se Mario mi dice di non comprare quella data utilitaria perché consuma tanto e ha un difetto di fabbricazione delle sospensioni, io non andrò a controllare quello che Mario mi sta dicendo: di Mario mi fido, e se lo dice lui, io non ho dubbi. E la macchina non la compro.

Naturalmente, gli influencer di portata nazionale lo fanno su vastissima scala, grazie soprattutto al web e ai social network. Sono blogger, esperti postatori su Facebook e Instagram, creatori di communities, YouTubers, ma anche giornalisti e VIP della tv, del cinema e dello sport.

La regolamentazione dell’AgCm

L’uso smodato e l’abuso da parte dei grandi marchi di tutto il mondo di quello che viene chiamato influencer marketing, che usa questi personaggi per la pubblicizzazione di prodotti raccomandati dagli influencer, ha portato in Italia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ad indagare sul settore e a richiedere una regolamentazione di quella che, di fatto, si configura come una nuova forma di pubblicità. Questo perché l’influencer non si limita a suggerire l’acquisto di prodotti che ha provato di persona e di cui si fida, ma trae un profitto dalla propria raccomandazione del prodotto. Un po’ come se il nostro meccanico Mario venisse stipendiato da una casa produttrice di automobili per consigliare l’utilitaria di cui sopra, tralasciandone tutti i punti deboli. L’AgCm ha quindi stabilito che i post di questo tipo, di fatto pagati dai brand agli influencer come marchette pure, vengano contraddistinti da hashtag come #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento. Perché il consumatore e utente sia consapevole di ciò che legge e possa compiere liberamente la propria scelta di acquisto. Forse, l’influencer marketing fino ad oggi ha funzionato così bene proprio perché si giocava sull’inconsapevolezza dei più. E proprio qui sta il punto: voi vi fidereste di Mario il meccanico e comprereste la macchina che lui vi ha consigliato se vi rendeste conto che viene profumatamente pagato per farlo?

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