Milano / Malpensa
Sharon Stone in Expo
Luminosa come una diva, elegante e carismatica come un’ambasciatrice di solidarietà, sabato 12 settembre Sharon Stone ha visitato il Padiglione Save the Children a Expo Milano 2015. La sua presenza si inserisce nel contesto del Pilosio Peace Award, riconoscimento a soggetti creatori di progetti dal forte valore sociale o culturale, creato nel 2012 da Pilosio S.p.A., azienda di Udine leader europea nella produzione di ponteggi e strutture metalliche per l’edilizia. Impegnata nel Pilosio Peace Award, venerdì 11 settembre Sharon Stone ha conferito l’edizione 2015 a Hawa Abdi, attivista somala per i diritti umani candidata al Nobel per la Pace, che collabora da anni con Save the Children e che ha partecipato alla visita all’Esposizione Universale insieme all’attrice, al Presidente di Save the Children Claudio Tesauro e al Commissario Unico Delegato del Governo per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala.
Sorridente e perfettamente a suo agio tra fan, famiglie e fotografi, la Stone ha lanciato un intenso appello alla piccola folla raccolta davanti al Padiglione di Save the Children a Expo Milano 2015: “Vi ringrazio moltissimo per essere qui – ha affermato rivolgendosi a giornalisti e visitatori – Save the Children e Pilosio stanno facendo moltissimo per ridare una casa a coloro nel mondo che l’hanno persa a causa di guerre e calamità. Ma per continuare in questa direzione serve l’aiuto di tutti, ognuno di voi può fare moltissimo per vincere questa sfida”.
“Da anni Save the Children collabora con Pilosio – spiega Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia – grazie alla sua esperienza nella realizzazione di ponteggi per l’edilizia, l’azienda udinese ha concepito un nuovo modello di shelter che Save the Children sta già utilizzando nei campi profughi in Giordania. Il rifugio, di cui esponiamo un modello anche nel nostro Padiglione, è fatto da pareti di rete metallica facilmente assemblabili e modulabili sul posto e poi riempite di pietrisco locale, un sistema che rende più veloce ed economico dislocare le strutture di accoglienza nei luoghi in cui operiamo”.
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