Milano / Malpensa
L'anima e il cuore del Cottolengo
Chiara, 20 anni, abita a Buscate da quando è nata. Studia all’università Cattolica a Milano, esce e si diverte con gli amici. Un’esistenza normale, insomma. Finché non ha sentito l’urgenza di fare ‘altro’. Un’esperienza nuova, intensa che le cambiasse il modo di vivere e di vedere le cose, soprattutto. “Il mese scorso ho voluto fare qualche settimana come volontaria alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuta come Cottolengo” - racconta. “Ho conosciuto questa realtà tramite mia mamma che, quando aveva più o meno la mia età, frequentava anche lei il Cottolengo e dai suoi racconti ho provato una grande emozione; così mi sono decisa a partire. E qui ho incontrato persone straordinarie, il loro cuore è pieno di fede, amore, gioia, allegria, speranza e, nello stesso tempo, di tanta sofferenza; proprio quella sofferenza che insieme alla fede e a quella di tutte le splendide suore li fa combattere ed affrontare le giornate”. Ma, tu cosa facevì là? “Io ero nel Padiglione ‘Annunziata’, dove ci sono ospiti in condizioni molto gravi e sono quasi tutti in fin di vita. La mattina distribuivo la colazione, sistemavo le camere e preparavo il pranzo; nel pomeriggio, invece, portavo la merenda e poi la cena”. Che cosa ti ha segnato di più? “Il momento più forte l’ho vissuto quando è morto un ospite che fino a pochi giorni prima imboccavo quotidianamente. Ma nel mio cuore ho Franco, 64 anni, paraplegico. Comunicava con me tramite una piccola lavagnetta”. E ora, nel tuo futuro? “Se lo rifarei? Sì, sono pronta a tornarci il 19 giugno. Sono esperienze che ti cambiano e ti fanno capire i veri problemi della vita”.
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