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sabato 23 novembre 2024 | ore 04:46

Crisi alla 'Crespi': 170 rischiano il lavoro

La storica azienda, alla periferia del paese, è in via di liquidazione. Una 'liquidazione con riserva', l'ultimo tentativo per cercare di salvare l'azienda dalla chiusura totale.
Buscate - La 'Crespi SpA'

La Crespi SpA è a un passo dal baratro. La storica azienda, sita nella zona industriale di Buscate, che dal 1936 produce materiali sintetici, poliuretano espanso e tessuti in similpelle, punto di riferimento per l’industria del territorio, è in via di liquidazione, a causa della concorrenza delle industrie asiatiche e dell’elevato costo dell’energia che serve per far funzionare i macchinari. Gli azionisti hanno deciso di dare il via a una ‘liquidazione con riserva’, ovvero i liquidatori avranno il compito di individuare investitori italiani o stranieri che vogliano rilevare la società o soltanto una parte. Un ultimo tentativo per cercare di salvare l’azienda dalla chiusura totale. “La Crespi è in passivo dal 2007 ed ha aperto la cassa integrazione nel 2009 – spiega Valeriano Ottolini, assessore al commercio e alle attività produttive - Attualmente ha 15 stabilimenti operativi, di cui in Italia quelli di Buscate e Gorla Minore. La proprietà ha investito circa 20 milioni di euro in questi anni per cercare di far riprendere gli ordini, ma così non è stato. Ad oggi, i dipendenti a Buscate sono circa 170, di cui una trentina di Buscate e un’altra trentina di Legnano. Il 3 settembre finisce la cassa integrazione per crisi e si aspetta di sapere cosa farà lo Stato per sapere se potrà essere rinnovata o meno”. La scorsa settimana si sono riuniti al tavolo della Provincia di Milano, i rappresentanti della Regione Lombardia e dei sindacati, i proprietari dell’azienda, il sindaco di Legnano Alberto Centinaio, il sindaco di Buscate Marina Pisoni e l’assessore Valeriano Ottolini, per cercare tutti insieme di trovare una soluzione a questa disperata situazione e per tutelare i dipendenti, che rimarrebbero senza lavoro nella peggiore delle ipotesi. “La speranza più grande - conclude Ottolini - è quella che venga rinnovata la cassa integrazione. Se non si avvera questa condizione, allora la proprietà redigerà il piano industriale per rientrare nelle spese, quindi si apre il serio rischio di licenziamenti”.

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