Milano / Malpensa
James + Wade: e Miami c'è!
- 11/03/2011 - 17:27
- Fuori campo
Statement game, la partita che lancia un messaggio. Nel lessico dello sport americano quello di statement game è un concetto molto ricorrente quando bisogna parlare di certe partite di Regular Season, e la vittoria dei Miami Heat sui Los Angeles Lakers rientra esattamente in questa categoria. Forse anche qualcosa di più, perchè le sei sconfitte in otto partite (con tanto di pianti in spogliatoio, sui quali l'intero mondo NBA si è sentito in diritto di dire la sua) sono state una crisi importante nella difficile stagione degli Heat. Dall'altra parte, invece, i Lakers dalla pausa dell'All Star Game in poi hanno infilato otto vittorie in fila, tra cui quella con i San Antonio Spurs, ed sono arrivati alla rivincita della partita di Natale con il (platonico) titolo di squadra più in forma della NBA.
Nel primo quarto la partita è equilibrata e ad alto punteggio: LeBron James parte con tre assist uno più bello dell'altro, di cui due per le triple di Chalmers, mentre Kobe Bryant risponde segnando i primi dieci punti dei suoi. Chris Bosh alterna buone soluzioni in attacco a difese pessime sui lunghi dei Lakers, che dominano sotto i tabelloni pur concedendo troppi rimbalzi d'attacco. Il primo periodo si conclude sul 29-26 grazie ad un canestro in controtempo di James assolutamente oltre i confini della realtà.
Nel secondo quarto Odom inizia a macinare punti sfruttando la solita difesa porosa di Bosh, poi è Mike Miller (11 punti) a farsi notare sia al tiro da tre che a rimbalzo offensivo, dando un contributo importante mentre i Big Three riposavano. La differenza di questa partita rispetto alle altre è che Bosh viene cercato più spesso in post basso (anche per le lamentele a mezzo stampa della settimana), dando una dimensione più interna al gioco d'attacco di Miami, che appare più fluido rispetto a quello che si è visto nelle ultime partite. Le due squadre continuano però a dormire a rimbalzo difensivo, lasciando molte volte soli gli avversari per facili tap-in, ed il primo tempo si conclude sul 55-53 per Miami: top scorer Bosh con 16 punti per gli Heat, Bryant con 17 per i Lakers.
Il secondo tempo inizia con le polvere bagnate, solo due punti complessivi tra le due squadre nei primi quattro minuti. Poi i soliti problemi di egoismo degli Heat ritornano a galla bloccando l'attacco, soprattutto per la brutta serata al tiro perimetrale di James e Wade, e grazie a Bynum, Gasol e Odom i Lakers si portano in vantaggio. L'unico lungo a dare un contributo per gli Heat è Ilgauskas, che con i suoi centimetri toglie un po' di visione a Gasol e riesce quasi sempre a metterci una mano sui palloni vaganti in mezzo all'area. Wade e LeBron si riprendono segnando in contropiede e riportano Miami a contatto, poi è James con un canestro allo scadere a chiudere il terzo quarto sul 70-68 per i Lakers.
La partita è tiratissima ed il finale in volata, proprio quello che Miami temeva: si inizia con due triple importanti di Bibby, poi Gasol tiene in partita i suoi in attesa che rientri... il Black Mamba Kobe Bryant, che mette a segno due triple siderali in faccia a Wade per l'88 pari e costringe gli Heat a confrontarsi con i propri demoni dei finali di partita. Ma la squadra, per una volta, risponde con il suo marchio di fabbrica, la difesa: ad un minuto e quaranta secondi dalla fine Wade sporca il pallone dalle mani di Bryant, Bibby si tuffa sul pallone e lo tocca per lo stesso Wade, che lancia James in contropiede per la perentoria schiacciata del 90-88. Dopo il timeout Bryant ci prova ancora da tre da posizione impossibile, il tiro finisce corto sul primo ferro ed il rimbalzo finisce nelle mani di Artest, che sbaglia incredibilmente un facile lay-up. Il susseguente possesso di Miami è quello che decide la partita: palla in mano a Wade, gioco a due con James che porta un gran blocco facendo volare per le terre Bryant, penetrazione in area del numero 3 e sottomano a segno contro l'aiuto di Gasol per il 92-88.
Con quaranta secondi sul cronometro c'è solo il tempo per una palla persa a testa di Bryant e Wade, e per un tiro da dieci metri di Kobe che sbatte sul ferro. Gli ultimi tiri liberi sono quelli della staffa per James, finisce 94-88 per Miami che può tirare un bel sospiro di sollievo: perdere anche questa partita sarebbe stato un colpo forse troppo pesante per la stagione, già complicata di suo, della franchigia più odiata della NBA.
LE NOSTRE PAGELLE:
MIAMI HEAT:
Chalmers 6,5: Inizia con tre triple molto importanti nel primo quarto, poi non vede più il campo a favore di Bibby.
Wade 8: Sonnacchioso nel primo tempo quando Kobe lo infila a ripetizione, domina la ripresa sia in attacco che in difesa, chiudendo la partita con due giocate strepitose contro la miglior squadra (e il miglior giocatore) della NBA.
James 8: Brutta serata al tiro perimetrale, ma ha l'intelligenza per capirlo e si dedica alle piccole cose che servono per vincere: passa (e come passa!), difende, prende i rimbalzi e blocca, ed alla fine il tabellino dice 19 punti, 9 assist e 8 rimbalzi. Se gioca sempre per la squadra e si ritaglia un ruolo da facilitatore d'attacco, lasciando gli isolamenti in uno-contro-uno al più pericoloso Wade, per gli Heat è tutta un'altra stagione.
Bosh 7: Chiude da top scorer con 24 punti sfruttando bene i passaggi immaginifici di James, ma è un buco in difesa, dove non vede mai Gasol.
Dampier 5,5: Va sotto un po' troppo con Bynum.
Howard 5,5: Pochi minuti di sostanza, anche lui in difficoltà coi lunghi dei Lakers.
Miller 6: Ottimo secondo quarto, dove da un contributo importante anche a rimbalzo d'attacco, poi si perde.
Ilgauskas 7: Contro i limiti di un fisico che gli concede un'autonomia limitata, non si arrende mai e battaglia in mezzo all'area, rendendo un po' più difficile la vita ai Lakers. Alla fine il suo plus/minus dice +16, e scusate se è poco.
Bibby 6,5: Inizia l'ultimo quarto con due triple e si guadagna il campo fino alla fine, splendido il suo tuffo in occasione della palla rubata da Wade su Bryant che decide la partita.
Spoelstra (All) 6,5: Un uomo in mezzo alla tempesta, ha la lucidità di tenere in campo Ilgauskas e Bibby che gli stavano dando tanto in difesa. Il suo resta attualmente uno dei lavori più difficili da trovare nell'intero mondo dello sport professionistico.
LOS ANGELES LAKERS:
Fisher 6,5: Il venerabile maestro gioca con la solita intelligenza, dandone dimostrazione nel corso del terzo quarto con alcune giocate di alto livello.
Bryant 7: Difficile dargli un voto, inizia in maniera incredibile e finisce con alcuni canestri che può segnare solo lui al mondo, ma nel mezzo si vede poco e nel finale perde lucidità con alcuni tiri decisamente troppo difficili, anche per lui.
Artest 5: Ottimo in difesa limitando James, ma negli ultimi possessi si prende delle responsabilità che non gli competono. E quell'appoggio sbagliato da mezzo metro grida ancora vendetta...
Gasol 6,5: Solita pulizia tecnica di livello assoluto, venti punti col 50% al tiro senza nemmeno sforzarsi, un po' pochini i soli cinque rimbalzi.
Bynum 7: Una presenza in mezzo all'area, 13 punti e 12 assist con soli cinque tiri che fanno ben sperare per il futuro prossimo.
Odom 6: A corrente alternata, a volte grandi giocate, poi inspiegabili vuoti. Il solito Odom, insomma.
Brown 5: Mai entrato in campo.
Blake 6: Presenza silenziosa.
Barnes 6: Idem come sopra.
Jackson (All.) 5,5: Carica il prepartita dichiarando “Questa è la NBA, i ragazzini non sono ammessi. I veri giocatori non piangono: se proprio devono, è giusto che lo facciano chiudendosi in bagno, dove nessuno può vederli". Il mind game però stavolta non va a segno.
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