Milano / Malpensa
"Un don in bicicletta"
- 06/05/2022 - 10:03
- Cuggiono
- Trucioli di storia
"Qualche giorno fa ho appreso della morte del caro don Cesare e subito i miei pensieri sono andati ai ricordi di gioventù, perchè con lui io sono cresciuto. Mi vengono in mente tantissimi episodi, ma uno in particolare oggi mi fa sorridere e mi fa pensare a quale grande uomo sia stato e quanta pazienza abbia dovuto avere con me e con i miei amici di allora. La sua semplicità era talmente straordinaria che, persino in quel giorno qualunque di scuola, che come sempre io non amavo, il mio disimpegno verso lo studio aveva toccato livelli massimi proprio durante l’ora religione. Consideravo quell’ora noiosa, una perdita di tempo, così facendomi forza con i miei compagni quel giorno avevamo deciso di chiacchierare e scherzare per tutto il tempo, non facevamo nulla di male ma quella lezione l’abbiamo parecchio disturbata nonostante gli inviti del Don ad essere attenti. Ovviamente nulla di quello che avevamo combinato fu detto in casa ma, a sera tardi, quando ormai io avevo dimenticato tutto, il campanello di casa suonò. Guardai fuori e vidi un uomo appoggiare la bicicletta al muro, mio papà aprì la porta ed un fragoroso “Ciao Fratello!” risuonò in casa, era il Don Cesare. A me venne un tuffo al cuore, pensai fosse venuto a raccontare tutto ai miei genitori, le gambe cominciarono a tremarmi e già mi vedevo ai lavori forzati, invece mi ignorò e si mise a chiacchierare con i miei. Mi ricordo che mia mamma, sapendo che spesso non aveva neppure il tempo di cenare, gli chiese se voleva prendere qualcosa, ma lui come sempre rifiutò perchè andava di fretta. A quel punto mia mamma lo obbligò almeno a prendere un caffè e mentre lo aspettava rivelò che il motivo della visita era per sapere se loro, visto che facevano i commercianti di abbigliamento, non avevano della biancheria da regalare a una famiglia in difficoltà. Mio papà corse in magazzino a cercare qualcosa e glielo consegnò volentieri. Gli regalò anche una sciarpa pregandolo di indossarla visto che quella che aveva era tutta sgualcita, ma non gliela vide mai addosso, sicuramente la regalò a qualcuno più bisognoso. Prese la borsa e, dimenticandosi di aspettare il caffè, si avviò verso la porta, ma mia mamma lo pregò di aspettare un minuto per bere con calma il suo caffè che però, dato che come sempre aveva molta fretta, bevve in piedi, versandolo come faceva spesso nel piattino perchè diceva che così si raffreddava prima e non doveva perdere tempo per berlo. A quel punto prese davvero la porta d’uscita, uscendo però mi diede un’occhiata complice e una delle sue belle grattate di testa con le nocchie delle dita, facendomi capire con quel suo semplice gesto che nonostante tutto mi aveva già perdonato le mie marachelle della mattinata. Ho vissuto quella sera con un’intensità talmente bella che da quel giorno non mi permisi più di disturbare durante le lezioni di religione ed imparai ad avere stima e rispetto per quel Don con le ali in bicicletta nel buio". (Un ex discolo alunno cuggionese)
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