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sabato 23 novembre 2024 | ore 01:17

Dalla malattia al ritorno alle gare

La straordinaria e incredibile storia di sport del 56enne Cesare Zoncada
Sport - Un'incredibile storia di sport (Foto internet)

Agosto 2005. Cesare Zoncada, di Gaggiano, vince, a 56 anni, il suo primo oro ai campionati italiani di arcieri di campagna. Un sogno, un risultato inaspettato ma molto
sofferto perché mentre gareggiava inizia a sentire i primi dolori articolari. "Durante le competizioni sono rimasto bloccato mentre mi allacciavo le scarpe. All'inizio mi diedero solo alcune pastiglie antidolorifiche", racconta oggi l’arciere. Intanto però il campionato proseguiva e lui, che di certo non si scoraggia mai, continua a combattere, riuscendo a salire il gradino più alto del podio. Passavano le settimane, ma non i dolori: molti sintomi, la febbre che andava e veniva. La situazione peggiorò fino a che, ad ottobre, Zoncada avvertì un dolore al polpaccio, poi sempre più su, fino all'anca, prima destra, poi sinistra. "Finii per non muovermi più. Ero costretto in una sdraio, 24 ore al giorno. A novembre si bloccarono anche le braccia. La mia vita era finita, non potevo fare più niente", ricorda l’uomo. A questo punto si dovette affrontare più seriamente il problema e, con la moglie, si recò presso un centro specialistico ortopedico: negli anni Ottanta era stato operato al menisco e vi era il sospetto che quel fatto potesse avere un ruolo nella malattia. Si era già deciso per un’operazione dopo le feste, nel gennaio del 2006, per inserire una protesi.
Nel frattempo, Zoncada non muoveva più neppure un dito e aveva perso 17 Kg. L’ultimo
medico che lo visitò gli diagnosticò i soliti ‘reumatismi’ ma lui non fu soddisfatto. Decise quindi di rivolgersi ai reumatologi dell'ospedale di Magenta che, viste le sue evidenti cattive condizioni e la grande sofferenza, decisero di ricoverarlo. Fu così che conobbe la dottoressa Magda Scarpellini che finalmente, in accordo con la sua équipe, diagnosticò un'artrite reumatoide. "Appena terminati gli accertamenti necessari iniziai le cure. Ogni giorno aggiungevo ai miei passi qualche metro in più. Avevo capito che dovevo avere pazienza e, soprattutto, voglia di guarire. Mi sono aggrappato ai miei sport preferiti: prima la bici – facevo la cyclette 5 minuti al giorno – poi l’arco. Ci vollero sei mesi per migliorare, un passo alla volta. Ricominciai pian piano a muovere le dita e a recuperare l’80% di quello che ero", racconta, entusiasta e incredulo, Zoncada. Nell’agosto successivo volle mettersi alla prova, partecipando come suo solito al campionato italiano FIARC (Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna). "Volevo capire come reagiva il mio fisico. Il nostro tiro è una simulazione di caccia, diverso dalla disciplina olimpica: tiriamo su sagome tridimensionali, animali a grandezza naturale creati con gomma apposita e disposti nei boschi, su 28 piazzole. La gara dura dalle 9 del mattino fino a metà pomeriggio e lungo il percorso, di circa 5 km, dobbiamo sempre recuperare le frecce che tiriamo contro gli animali».
Quella prova fu superata e vinse il secondo oro della carriera proprio durante il percorso verso la guarigione. Oggi Zoncada continua a curarsi dalla dottoressa Scarpellini: «Grazie alla diagnosi precoce sono potuto tornare a fare uno sport dove manualità, potenza nelle braccia, esperienza e testa sono alla base. Solo per tendere gli archi si sostengono 24 kg. Con quella cura posso vivere al 90% come prima». Tant’è che ha continuato e continua a vincere ed è salito diverse volte sul podio per i primi tre posti nelle gare regionali e poche settimane fa ha vinto l’argento ai campionati italiani di Orta (NO). Zoncada fa parte di un gruppo di arcieri che da sei anni partecipa, in costume, a rievocazioni medievali, come la battaglia di Casorate Primo del 1300. Il 16 e 17 ottobre prossimo, invece, sarà presente a Cascina Selva, nella discesa di Ozzero, per partecipare ad un’altra gara regionale. E noi non possiamo che tifare per lui, perché nella malattia e nella vita servono combattenti.

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