Milano / Malpensa
"Potremo uscirne migliori?"
- 13/06/2020 - 06:27
- Frecce sui nostri giorni
- Sociale
Dopo lo sconcerto iniziale che la pandemia ha generato ovunque, si è cominciato a dire da più parti che ne saremmo usciti migliori, maturati. Con altrettanta rapidità, da moltissimi fronti ci si è spesi in un controcanto che proclamava l’opposto: dalla pandemia usciremo come prima, peggio di prima, più cinici di prima. Come usciremo dalla pandemia? Tanto per incominciare non è affatto chiaro quando ne usciremo davvero, giacché non è chiaro quando un vaccino efficace sarà validato e reso disponibile su vastissima scala. I segnali di queste settimane in Europa e in estremo Oriente sono confortanti, ma questo dato - pure essenziale - non è sufficiente. In secondo luogo, io credo che ne usciremo un po’ più consapevoli, almeno per queste ragioni: ci siamo resi conto che ‘nessuno si salva da solo’, solo se tutti seguiamo le regole, tutti ci proteggiamo davvero. Sì, perché la protezione è reciproca: io proteggo te, tu proteggi me. Globalmente le persone hanno fatto il loro dovere. Sarebbe davvero impossibile esportare questa lezione di vita verso altri ambiti della nostra esistenza? Un’altra ragione per pensare positivo sta nella riscoperta della solidarietà: dall’aiuto tra vicini, passando per i suggerimenti e alle offerte di disponibilità nei gruppi WhatsApp, fino al volontariato organizzato. Se ne siamo stati capaci in emergenza, potremmo riuscire a non dimenticarcene del tutto nel lento ritorno alla normalità. Ancora, abbiamo visto che anche le abitudini più radicate possono essere sospese, almeno per un po’. So che molti hanno riflettuto su alcuni stili superflui o su certe frivolezze che non riprenderanno vita con la ripartenza della macchina. Infine un appello: chi ha continuato a percepire reddito durante la serrata, ha il dovere di supportare chi non l’ha percepito e quindi deve sostenere le attività che vanno riaprendo. Siamo tutti sulla stessa barca, ma il discorso funziona solo se ce ne accorgiamo.
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