Milano / Malpensa
Busto Arsizio ricorda i militari italiani internati
- 22/04/2019 - 10:41
- Busto Arsizio
- Cultura
Un libro per conoscere un pezzo di storia bustese che mai nessuno aveva esplorato. Si tratta di “Internati militari Italiani di Busto Arsizio nei lager nazisti” di Antonella Rabolini e Ernesto Speroni. L’opera verrà presentata mercoledì 24 aprile presso la Sala Ali della Libertà di piazza Trento e Trieste 4 alle ore 21.00.
L’iniziativa si svolge in occasione del 74esimo anniversario della Liberazione grazie ad Anpi Busto Arsizio, al Raggruppamento Patrioti Alfredo Di Dio e dell'Associazione Centro progressista, con il Patrocinio della Città di Busto Arsizio. Intervengono, oltre agli autori, anche Liberto Losa (Presidente ANPI Busto Arsizio), Gianni Mainini (Presidente Raggruppamento Patrioti Alfredo Di Dio), Ester De Tomasi (Presidente ANPI provinciale) e Robertino Ghiringhelli (storico).
Il libro getta luce su una vicenda finora rimasta in ombra: è un omaggio a tutti quei militari bustesi che, dopo l’8 settembre, hanno deciso di non combattere a fianco della dittatura nazifascista. Così facendo sono andati incontro a immani sofferenze nei campi di prigionia del Terzo Reich.
Delle 731 schede reperite, 562 riguardano l'internamento di militari di Busto nei campi di detenzione nazisti. Prendendo spunto dai contenuti delle schede (riportanti notizie anagrafiche, grado militare, arma e campo di destinazione), gli autori hanno raccolto testimonianze dirette e indirette sulle condizioni della detenzione. Di fatti, la reclusione venne gestita in spregio ai trattati internazionali sul trattamento dei prigionieri di guerra. Ecco quindi l’ennesima testimonianza della barbarie nazista: i militari venivano disumanizzati fino a essere considerati come “pezzi” da “usare” per le esigenze dell’industria bellica del reich nazista.
Così, l’onorevole Gian Pietro Rossi, Sindaco Emerito di Busto Arsizio, dedica questo libro «ai fratelli della Resistenza e ai miei nipoti. Busto è stata sempre in prima fila negli avvenimenti che hanno portato alla “liberazione”, all’annuncio della stessa e oggi vuole tornare protagonista, ricordando uno spicchio di lotta troppo presto dimenticato. Furono centinaia di migliaia i giovani che, nel pieno della loro giovinezza, furono abbandonati dagli ignavi governanti di allora e molto spesso dai loro comandanti. Essi, fuggendo, avevano ignorato che lasciavano questi ragazzi senza ordini. Io la chiamerei “resistenza in grigio verde”».
Per Gianni Mainini, la pubblicazione dell’opera «non solo fa onore agli autori ma aumenta la visibilità e l’importanza di Busto nel contesto storico». Da qui, continua Mainini, «la sensibilità doverosa del Raggruppamento a essere presente in tutte le iniziative che possano valorizzare la nostra storia e dare indicazioni per interpretare il futuro. Documentare e attualizzare gli avvenimenti, oltre che un dovere, è un’arma potente contro un agnosticismo che sta portando a non credere più ai fondamenti della nostra convivenza».
Infine, come ricorda Liberto Losa, «le testimonianze raccolte nel libro danno talvolta conto di qualche barlume di umanità e di solidarietà che si manifestava e sfuggiva al controllo del sistema nazista. Ma il cammino dell’umanità poté riprendere il suo corso – anche per gli internati militari bustesi, purtroppo solo per i sopravvissuti – soltanto dopo il crollo del Terzo Reich, nel momento in cui le truppe angloamericane e sovietiche liberarono i detenuti nei lager». Così Anpi ora «esprime agli autori compiacimento e gratitudine per il risultato del lavoro svolto: un elemento in più, non trascurabile, a beneficio della memoria di eventi tragici, anche nella realtà bustese, come contributo affinché essi nel futuro non abbiano a ripetersi».
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