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giovedì 21 novembre 2024 | ore 16:01

Maturità: cosa cambia?

“Il Ministero ha pensato di cambiare l’Esame di Stato, ma lo fa modificando le regole in corsa”. Ecco alcuni dei cambiamenti che si troveranno di fronte gli studenti.
Scuola - Maturità (Foto internet)

Anche quest’anno, quasi mezzo milione di studenti italiani si appresta a sostenere l’Esame di Stato, che una volta si chiamava ‘Esame di Maturità’, quando i riti di passaggio alla vita adulta non erano un tabù e si diceva chiara e netta una verità evidente: la vita scorre e non si può essere eterni ragazzini. A parte questo discorso, che ci porterebbe lontano, vorrei fermarmi su qualcosa di molto più semplice e diretto: il Ministero ha pensato di cambiare l’Esame di Stato, appunto, ma lo fa modificando le regole in corsa. Solo pochi giorni fa si è saputo che il colloquio orale, cioè l’interrogazione su tutte le materie rappresentate nella Commissione, si svolgerà, in parte, sul percorso di ‘Cittadinanza e Costituzione’, peccato che il pronunciamento ministeriale sia arrivato a fine gennaio e che i docenti di storia, italiano, diritto - se l’avessero saputo - avrebbero volentieri organizzato il lavoro pensandolo sull’intero anno scolastico, non scompaginando la programmazione ora in corso per introdurre novità sulle quali i ragazzi saranno chiamati a rispondere solo tra sei mesi. Evito altri tecnicismi, per non stancare gli eroici lettori, ma adopero l’aneddoto per fare una semplice domanda: è corretto cambiare le regole in corsa? Certamente no, sarebbe bastato dire: ‘Signori, queste novità valgono dal prossimo anno scolastico’. Cambiare le regole in corso d’opera fa nascere una domanda sul modello che le Istituzioni offrono ai ragazzi, i quali hanno bisogno di essere presi sul serio e di vedere attorno a sé ragionevolezza, competenza e chiarezza. Non dico che questi non siano caratteri del MIUR, ma che dovrebbero vedersi bene, giacché la scuola è la prima Istituzione repubblicana con la quale ciascuno di noi impara a fare i conti ed è lì che apprende (o non apprende) molto di ciò che caratterizza il rapporto tra i cittadini e lo Stato.

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