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lunedì 23 dicembre 2024 | ore 20:36

Il body shaming

Vi è mai capitato di far intendere a un’amica che ha messo su qualche chilo? Succede, ma non dovrebbe. Se poi tutto questo lo fate anche e addirittura sui social network...
Comunicaré - Body shaming (Foto internet)

Vi è mai capitato di far intendere a un’amica che ha messo su qualche chilo? Succede, ma non dovrebbe. Se poi tutto questo lo fate sui social network, sappiate che potreste essere tacciati di body shaming, letteralmente il mettere alla berlina il corpo umano.

La campagna di Calvin Klein con modelle curvy

Il noto brand di moda Calvin Klein ha deciso di puntare su una campagna di intimo con protagoniste modelle curvy postate in slip e reggiseno, le cui foto sono state riprese sulla propria pagina Facebook dal marchio di e-commerce Zalando. Che, purtroppo, è stato presto costretto a intervenire visti alcuni commenti ingiuriosi degli utenti (“grasse”, “ciccione”, “fate schifo”) per dichiarare: “Da Zalando ci piace rappresentare e RISPETTARE la bellezza autentica e la diversità delle persone. Allo stesso modo, rispettiamo opinioni e gusti diversi dai nostri e il diritto di esprimerli. Tuttavia, non accettiamo che la nostra pagina diventi un luogo per diffondere messaggi di odio, offesa o disprezzo: per questo motivo, siamo stati costretti ad oscurare alcuni commenti”.

Colpa dei social? Forse no

Il fatto che il fenomeno - come molti altri, d’altronde - abbia acquisito un nome specifico una volta manifestatosi attraverso i social network, non significa di certo che sui social ci nasca. La discriminazione del corpo, soprattutto quello femminile, è un’annosa questione che ha investito negli anni la moda stessa e le passerelle in primis, la pubblicità, la danza professionistica, solo per citare degli esempi. Il sinonimo “magro è bello” però costituisce un canone di bellezza abbastanza recente. Basti pensare agli inizi del secolo scorso, quando la donna doveva essere formosa, ma con un vitino da vespa da sottolineare con il corsetto, o agli anni ‘30 post grande depressione, in cui il corpo prosperoso diventa una “reazione” alla crisi economica. Solo negli anni ‘60, le curve cedono il posto a corpi androgini e filiformi.

E la bellezza oggi?

Anche grazie ai social network e alla democrazia e pluralità di punti di vista concessa dalla società connessa, possiamo dire che oggi la bellezza dovrebbe essere molteplice e non legata a canoni stereotipati. Le testimonial curvy di Elena Mirò o iniziative di marketing come la Barbie che rispecchia le diverse tipologie del corpo femminile o le bottiglie di prodotti Nivea che ricalcano le forme - a pera o a clessidra - lo dimostrano. Purtroppo, però, ci sono ancora persone (donne, soprattutto) che forse prima di fare pace con la pubblicità o i social network dovrebbero fare pace con se stesse e con il loro corpo. Speriamo che campagne come quella di Calvin Klein facciano aprire gli occhi anche a loro.

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