Milano / Malpensa
Stati Uniti... meno internazionali
- 18/04/2018 - 10:57
- Frecce sui nostri giorni
Nei mesi che stiamo vivendo, ad oltre un anno dall’elezione di Trump alla presidenza USA, alcune linee della nuova amministrazione appaiono chiare: sembra profilarsi, a tratti, un certo isolazionismo. Dalla fine della guerra fredda e dalla dissoluzione dell’URSS, nel 1991, fino almeno all’anno scorso, gli Stati Uniti non hanno mai mancato di essere interpellati su qualsiasi questione di peso internazionale. Nelle amministrazioni di Clinton, Bush e Obama, sarebbe stato impossibile immaginare un vertice internazionale senza un posto di assoluto rilievo assegnato a Washington. A tal proposito, tutti ricordiamo le braccia allargate di Clinton che fanno da sfondo alla stretta di mano tra Rabin e Arafat, nel giardino della Casa Bianca, il 13 settembre 1993. Allo stesso modo, tutti ricordiamo – drammaticamente – gli eventi catastrofici dell’11 settembre 2001 come un cambio d’epoca che riguardava tutti: gli USA centro del mondo. Ebbene, l’amministrazione Trump sembra, nei fatti, ben più interessata a ciò che accade entro i propri confini nazionali che non a giocare nel ruolo di arbitro globale, a parte qualche episodico ritorno di fiamma. In effetti il proclama ‘America first!’ con cui Trump ha vinto le elezioni, indica già di per sé un ripensamento delle responsabilità internazionali. In un tale contesto, l’Unione Europea potrebbe acquisire un maggiore rilievo internazionale, occupando, in qualche modo, lo spazio lasciato libero dagli americani e – in parte – già occupato dall’onnipresente Putin. Se gli USA si dirigeranno effettivamente verso una stagione di parziale isolazionismo, l’UE, che ha bisogno di consolidarsi ulteriormente e gode già di un Alto Rappresentante per la politica estera comune, potrebbe profittare del momento favorevole per affacciarsi con maggiore decisione sulla scena internazionale ed imparare a parlare con una sola voce in difesa dei diritti umani e delle istanze dell’Unione.
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