Milano / Malpensa
Federalismo per vincere la crisi
- 23/10/2009 - 14:55
- Attualità
Siamo alla vigilia dell’ennesima campagna elettorale e già si moltiplicano i sondaggi e le inchieste sui desideri degli elettori. In cima alla lista in campo economico troviamo i salari, bassi, e le tasse, alte. A ben vedere sono due facce della stessa medaglia, ovvero l’effetto della continua perdita di potere di acquisto di salari e stipendi. I salari in occidente hanno iniziato a perdere potere d’acquisto per effetto della globalizzazione: la questione è alla fine molto semplice. Si sono aperti i mercati, tutti, anche quello del lavoro: dopo l’invenzione del container le merci viaggiano a costi decrescenti, e in un prodotto c’è anche il costo del lavoro per produrlo. Così non ci sono quasi più ditte europee in molti settori, vedi l’elettronica di consumo, perché non si possono pagare gli operai 100 dollari al mese… L’effetto, nel lungo periodo, è inevitabilmente l’assestamento, con il costo del lavoro uguale ovunque. Purtroppo nel “lungo periodo” saremo tutti morti; nel frattempo i salari aumentano, poco, nei paesi da cui importiamo, e crescono poco da noi, quindi in termini reali diminuiscono. Ma veniamo alle possibili soluzioni. A livello europeo sarebbe il caso di rivedere la logica di apertura incondizionata alla globalizzazione. Una via interessante è quella della globalizzazione graduale: procedere alla completa liberalizzazione degli scambi solo all’interno di aree socialmente ed economicamente omogenee (Ue-americana, latino-americana, asiatica e africana) quindi, gradualmente, alla globalizzazione planetaria. Ma forse è tardi, meglio insistere nel frattempo sulla difesa delle nostre produzioni di qualità, attraverso la tutela del vero Made in Italy (non basta l’etichetta, il grosso della produzione deve essere nostrana) estendendo ad altri settori quello che si sta facendo per l’agro-alimentare. Inoltre, per aumentare i salari non si può non passare da un lato da un aumento di competitività delle nostre aziende, dall’altro da una riduzione del carico fiscale. Un recente studio del World Economic Forum indica per l’Italia l’inefficienza della burocrazia come principale limite alle competitività delle nostre imprese, seguito ovviamente dall’eccessivo carico fiscale. Trasformare la pesante e costosa macchina pubblica da stipendificio (in Sicilia un forestale cura 17 ettari di bosco, in Friuli 7.000!) in un servizio per famiglie e imprese è ormai una necessità.
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