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Omicidio a Dairago: arrestato l'autore

L'episodio, la vigilia di Natale del 2004. Oggi, a distanza di 7 anni le indagini hanno portato a identificare il colpevole. Per lui il provvedimento di misura cautelare in carcere.
Dairago/Busto Arsizio - Omicidio Scafidi: arrestato il colpevole (Foto d'archivio)

E’ stato colpito da misura cautelare in carcere per omicidio Ernestino Rocca, 36enne, operaio, di Dairago. Le indagini, coordinate dalla Dottoressa Paola Biondolillo della DDA di Milano unitamente ai carabinieri della Compagnia di Legnano, hanno infatti risolto un difficile ed intricato “cold case” del 2004. La vigilia del Natale del 2004 veniva infatti trovato a Dairago , in località La Maddalena, il corpo senza vita di Domenico Scafidi. Il corpo giaceva sul ciglio della strada interpoderale che collega la frazione di Bienate di Magnago con i comuni di Dairago, Arconate e Buscate, era in posizione fetale e presentava, secondo i risultati degli accertamenti medico-legali, 14 colpi di cui dodici in testa, uno al torace e uno all’arto inferiore sinistro, tutti esplosi da un’unica arma, una Skorpion cal. 7,65, un fucile mitragliatore di produzione jugoslava. Da subito le indagini erano apparse difficili, in quanto gli ultimi ad aver visto lo Scafidi erano il cognato, con il quale la sera del 23 dicembre era andato a bere qualcosa in un bar del centro di Borsano, e la proprietaria del bar, che però non avevano notato, a loro dire, alcunché di anomalo. Entrambi avevano notato lo Scafidi parlare con un altro avventore sconosciuto, ma poi dopo le 21.00 di quella sera, l’avevano perso di vista. Sul luogo del delitto erano invece stati repertati due mozziconi di sigaretta, dai quali il RIS di Parma riusciva ad estrapolare due diversi profili genetici, di cui uno appartenente alla vittima. L’ora della morte dello Scafidi, sempre da accertamenti medico-legali, era stata possibile collocarla intorno alle 21.30 del 23 dicembre 2004, dato avvalorato anche dal fatto che l’ultima telefonata veniva effettuata dallo stesso alle 21.27. Quindi era possibile affermare che lo Scafidi la sera del 23, subito dopo essersi allontanato dal bar alle ore 21.00 (orario in cui è stato visto per l’ultima volta vivo) si recava subito, unitamente al suo assassino, presso la strada interpoderale dove poi sarebbe stato ucciso verso le 21.30. Nel 2009 il P.M. avanzava richiesta di archiviazione del procedimento poiché l’attività investigativa non aveva consentito di raccogliere elementi utili all’identificazione degli autori del delitto e nel luglio 2009 il GIP emetteva decreto di archiviazione del procedimento. Improvvisamente la svolta e la riapertura delle indagini da parte della DDA di Milano. Pochi giorni dopo l’archiviazione, infatti, durante un’altra operazione di polizia condotta dalla Stazione Carabinieri di Cuggiono, l’arresto per detenzione illecita di armi di tale Ernestino Rocca, già indiziato per essere uno degli ultimi contatti di Scafidi, gli veniva estrapolato il DNA tramite un mozzicone di sigaretta che aveva appena fumato e che, inoltrato al RIS di Parma, evidenziava la perfetta compatibilità del profilo genetico di Rocca con il profilo genotipico estrapolato da uno dei due mozziconi di sigaretta acquisiti sul luogo del delitto. Inoltre, in un’ulteriore operazione di polizia condotta dalla Guardia di Finanza di Sesto San Giovanni, veniva ritrovata l’arma del delitto all’interno di una macchina custodita in un garage di una ditta di Bresso (Mi), il cui proprietario non sapeva giustificarne la presenza, dicendo di averla trovata per caso vicino ad un capannone e di averla tenuta in quanto collezionista, anche se tale dichiarazione è parsa da subito alquanto strana. Inoltre i militari del nucleo operativo della Compagnia di Legnano hanno effettuato riscontri per ricostruire ex post l’itinerario più logico impiegato dal Rocca per giungere da Borsano , dove lavorava in una carpenteria, a Dairago, presso la propria abitazione e si accertava che il luogo in cui era stato commesso l’omicidio non è certamente un luogo di passaggio, quindi non poteva giustificare la presenza del Rocca in quel posto, accertata dalle celle telefoniche, la sera del delitto. Il movente pare essere scaturito da un litigio futile occorso tra Scafidi e Rocca. Le indagini sono durate a lungo a causa anche del clima di omertà che circonda la persona di Rocca Ernestino e che trova origine nel suo spessore criminale e nella sua appartenenza alla ‘ndrangheta e, segnatamente, alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo (c.d. operazione Bad Boys) culminata, anche nei suoi confronti con l’adozione della misura cautelare per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso nell’aprile 2009. In particolare nell’ordinanza si evidenzia il rocca come uomo di fiducia di De Castro Emanuele, nonché di prestanome dello stesso De Castro. Inoltre il Rocca risulta, da ultimo, colpito da ordinanza cautelare emessa nell’ambito dell’indagine c.d. Infinito per essersi reso responsabile di un grave atto intimidatorio , nel 2008, in danno di una responsabile dell’area lavori pubblici del comune di Lonate Pozzolo.

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