Milano / Malpensa
Referendum: un ultimatum alla politica
- 14/06/2011 - 08:09
- Editoriali
Il dato di 27 milioni di italiani che si recano alle urne non può essere casuale. Vi è qualcosa di strano, emotivamente e culturalmente, in questi quesiti referendari di giugno 2011 che probabilmente segneranno davvero la storia politica del nostro Paese. Il primo, ma non trascurabile, aspetto da considerare riguarda i quesiti che hanno portato gli elettori alle urne nonostante l'invito ad andare al mare di due 'big' come Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. La privatizzazione dell'acqua e il nucleare civile probabilmente meritavano ben altri dibattiti rispetto agli spot trasmessi in extremis per dovere di cronaca. L'opinione pubblica è stata mobilitata più dalle associazioni, dal passa parola, da facebook, dai giovani che invitavano gli adulti a votare che dai tradizionali dibattiti televisivi o dalle indicazioni dei grandi partiti. L'ultimo quesito, quello sul legittimo impedimento, è invece una frontale risposta al premier Berlusconi: la legge era certamente 'ad personam' e il segnale forte che è arrivato dalle urne (sicuramente da parte del suo elettorato, visti i numeri) è che l'opinione pubblica non crede all'attacco della magistratura nei suoi confronti. Lo squarcio aperto dai manifesti che indicavano i giudici "come le BR" è stato un errore politico e comunicativo forse indelebile e non più sanabile, un passaggio di soglia che vede l'elettorato moderato non più accondiscendente verso certi toni. E la questione ora si fa politica, è innegabile che la maggioranza degli italiani non si riconosce più in questo Governo, ma probabilmente nemmeno in grande parte delle opposizioni. La gente è stufa: non si riconosce più nel PdL, sempre più instabile e dilaniato da contrapposizioni interne, non si riconosce nella Lega Nord (che ha perso molte città e tantissimi voti in questi due mesi) per il non essere riusciti a realizzare le promesse elettorali (gli immigrati arrivano sempre più, la criminalità non cala, Malpensa sta naufragando,...). L'altro aspetto che probabilmente continua a dilatare la 'forbice' tra elettorato e politica è la sensazione della 'casta': gli elettori hanno capito che quasi tutte le nomine avvengono probabilmente per spartizione di poltrone e non per reale meritocrazia, che i privilegi spettano sempre agli stessi, ecc... tutti temi che nel 1994 Silvio Berlusconi e Umberto Bossi combattevano attirando consensi. La stessa ipotesi dei ministeri al nord rischia di essere solo l'approdo facile per tanti amici, invece di un taglio netto di province ed enti come servirebbe per rilanciare l'economia. Se però non si arriva a questo drastico cambiamento, l'Italia dovrà cercare nuovi rappresentanti politici a cui dare il proprio voto.
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