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Il carnevale in Lombardia, tra maschere e riti

Il Carnevale è una festa di grande importanza in Lombardia. Si celebra in molte località con cerimonie dal forte significato identitario che fanno parte del grande patrimonio culturale immateriale della regione.
Eventi - Carnevale

Il Carnevale è una festa di grande importanza in Lombardia. Si celebra in molte località con cerimonie dal forte significato identitario che fanno parte del grande patrimonio culturale immateriale della regione. Alcune comunità hanno sviluppato tradizioni proprie e complesse ritualistiche che rivivono ogni anno e vengono tramandate di generazione in generazione.

I riti del Carnevale in Lombardia

A Milano e in alcuni Comuni del Milanese si festeggia il carnevale Ambrosiano, che prolunga di quattro giorni rispetto al resto d’Italia la durata del Carnevale. Secondo il rito ambrosiano infatti la Quaresima non inizia il giorno del Mercoledì delle Ceneri ma la domenica successiva. La tradizione vuole che l’inizio posticipato della Quaresima fosse stato richiesto alla popolazione da Sant'Ambrogio, patrono di Milano, per attendere il suo rientro da un pellegrinaggio. Il Sabato Grasso si festeggia con una grande sfilata di carri per le vie del centro.

Tra i più celebri il Carnevale di Bagolino e Ponte Caffaro, centri della montagna bresciana in cui si tramanda una delle più importanti tradizioni musicali legate al rituale del Carnevale. Noto anche come “Carnevale bagosso”, protagonisti sono le figure dei Balarì (ballerini e suonatori) e delle grottesche Maschér (maschere). Il momento centrale della manifestazione è costituito dalle danze che vengono eseguite dai gruppi di ballerini per le vie del paese, con passi e movimenti fissi coordinati da un capo ballerino. Danzatori, musicisti e figuranti indossano un complesso costume tradizionale, del tutto originale il repertorio delle danze e delle musiche eseguite, patrimonio culturale del luogo.

Nel Carnevale di Schignano si mette in scena una contrapposizione tra Belli e Brutti rappresentati da tradizionali maschere in legno opera di scultori locali. I belli - i mascarùn - vestono abiti preziosi dalle ricche decorazioni e hanno modi gentili ed educati. Al contrario i brutti indossano stracci, pelli di animali e collane di fagioli, portano rumorosi campanacci e hanno volti orridi. Il corteo di Belli e Brutti accompagnato dai musicisti attraversa tutte le frazioni del paese con danze e canti. Al termine del Carnevale si brucia un fantoccio in piazza, la cerimonia segna l’inizio della Quaresima.

Nel Carnevale di Bormio o “Carnevale dei Matti” durante la festa viene eletto il Podestà dei Matti, un uomo che per un giorno sostituisce simbolicamente il sindaco del Paese. Il Carnevale inizia con la sfilata sui carretti della Compagnia dei Matti, figuranti che indossano un costume da Arlecchino, per le vie del paese fino alla piazza principale. La messa in scena vuole che il vero sindaco sia trascinato a forza fuori dal suo ufficio. Sul palco in piazza un figurante vestito da Dottore nomina il Podestà dei Matti, che viene vestito con un mantello rosso e riceve simbolicamente le chiavi della città. Si leggono le lamentele e i pettegolezzi arrivati nella casella della posta dei Mat in forma anonima da parte dei cittadini.

Il Carnevale di Dossena è tra i più antichi della regione, dopo un lungo periodo di sospensione è stato riattivato all'inizio degli anni '50. Al centro c'è una rappresentazione farsesca la cui sceneggiatura cambia di anno in anno, si basa su narrazioni antiche ed eventi di attualità. Prevede l'entrata in scena delle maschere tradizionali precedute dall' 'uomo della luce', un minatore esponente della comunità mineraria locale. Seguono poi i musicisti accompagnati da un Arlecchino e gli altri figuranti, tipicamente il vecchio e la vecchia, gli animali (es. asino, maiale) e altre maschere che variano a seconda della sceneggiatura rappresentata. In molte rappresentazioni compare la figura dell'Uomo Selvatico, che scende dalla montagna di fronte a Dossena in cui vive durante l'anno, per sgridare la comunità dei suoi comportamenti disdicevoli.

Il Carnevale di Livemmo è una sfilata in cui sono protagoniste le tradizionali, "maschere doppie" di ispirazione rurale: "la vècia dal val", "l'omasì del zerlo" e il "doppio". Sembra che i tre soggetti siano nati nel dopoguerra a opera di un artigiano locale. Grazie a un'illusione ottica e percettiva ogni maschera è bifronte, rappresenta due figure. Ad esempio la maschera della vecchia sorregge un cesto in cui sembra sia seduto un uomo anziano, in realtà l'uomo è un figurante reale, la vecchia è un fantoccio. La struttura delle maschere è tenuta in gran segreto da chi le indossa. Ogni maschera contiene dei riferimenti erotici. Durante la festa le maschere sfilano in corteo accompagnate da musica.

Il Carnevale di Cegni frazione di Santa Margherita di Staffora, in provincia di Pavia, si svolge due volte l'anno: d'inverno (sabato grasso) e in estate (16 agosto) con il nome di Carnevale Bianco. Il festeggiamento ha gli stessi momenti rituali, il corteo e le danze che accompagnano al matrimonio il "brutto" e la "Povera Donna".Al centro della rappresentazione il rito del matrimonio, accompagnato dalle danze tradizionali della valle note come le danze delle Quattro Province.

Il Carnevale di Sueglio viene festeggiato, secondo il calendario liturgico ambrosiano, il sabato successivo al Mercoledì delle Ceneri. Al centro dei festeggiamenti il corteo delle maschere tradizionali, i"Crapun", grandi teste di cartapesta dall'aspetto mostruoso e caricaturizzato, possono essere con sembianze umane o animali. Come nel carnevale di Livemmo sono presenti le maschere "doppie", una vecchia che porta un uomo in una gerla, un vecchio che porta sulle spalle un altro vecchio.

La tradizione del Carnevale di Crema risale al XV secolo, quando la città era sotto il domino della Serenissima. Il Gran Carnevale di Crema che nel corso dei secoli ha vissuto fasi alterne di splendore e decadenza, oggi è ritornato protagonista tra le feste lombarde del periodo. Al centro delle manifestazioni l’imponente sfilata di carri allegorici aperta ritualmente dal Gagèt, personaggio diventato dal 1955 il simbolo del carnevale cremasco e la sua maschera tradizionale. E’ la rappresentazione allegorica del contadino in arrivo dalla campagna, l’abbigliamento e l’incedere impacciato sono gli elementi caratteristici della sua involontaria comicità.

Il Carnevale di Mantova o Carnevale del Re Trigol è una festa popolare che ha al centro della narrazione allegorica una fiaba. La leggenda locale tramanda una vicenda fiabesca i cui protagonisti sono un mago, una fata e una strega, simbolo dei tre laghi che circondano la città. Re Trigol nasce dall’unione del mago con la fata ed è il simbolo della "castagna del lago" o castagna d'acqua. Durante la sfilata alcuni figuranti rappresentano la fiaba del Re Trigol messa in scena con canti e versi lungo le vie della città.

Il Carnevale di Cantù si festeggia secondo il calendario Ambrosiano ed è tra i più sfarzosi della regione. Le sue origini risalgono agli inizi del Novecento, dopo una battuta d'arresto nel periodo bellico le sue celebrazioni sono riprese negli Anni '60. Caratteristica è la sfilata dei carri allegorici di particolare pregio e grandezza, il cui allestimento (in gran segreto, per non svelare la sorpresa) richiede molti mesi e il lavoro di tanti artigiani locali. La maschera tipica del Carnevale di Cantù è il Truciolo, un garzone di bottega distratto e maldestro, in omaggio alla grande tradizione della falegnameria, attività cardine dell'economia locale. Le raffigurazioni allegoriche nella sfilata dei carri affrontano anche temi di attualità e satira politica.

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