Milano / Malpensa
A scuola di gravità
- 17/06/2022 - 16:13
- Trucioli di storia
"Anche quest’anno per i miei nipoti la scuola è terminata ed iniziano le vacanze, li vedo felici e nei loro occhi rivedo la mia felicità di quando molto tempo fa anche per me finiva la scuola. Ai miei tempi la scuola era molto diversa, disciplina e rigore erano la materia più studiata. Venivamo da tempi duri, era appena finita la guerra e la scuola rispecchiava quasi un rigore militare che poi negli anni fortunatamente si è affievolito. Un intero anno di scuola era per me pesantissimo, ero anche bravino, ma tra le materie che più mi affascinavano vi erano storia e geografia perchè mi piaceva tanto sapere cos’era successo e cosa c’era al di la del nostro paesello; per le altre il mio impegno non era mai al massimo ed il rispetto di quelle regole così ferree era per me una vera tortura. Lo studiare sui libri senza toccare con mano l’argomento non era proprio per me. Ma non sapevo ancora che l’estate mi avrebbe fatto capire molto di ciò che avevo studiato durante l’inverno. Infatti in uno dei giorni estivi io e la banda di tutti i miei amici giocavamo ad arrampicarci sugli alberi. Su e giù come scimmie, quando all’improvviso, da lontano, vedendo che il nostro maestro stava arrivando, abbiamo subito temuto che ci sgridasse perchè non eravamo disciplinati come lui ci aveva insegnato e restammo pietrificati su quegli alberi aspettando che lui passasse e sperando che non ci scorgesse. Ma la tensione era talmente tanta che, proprio mentre passava, io persi l’equilibrio e gli caddi proprio davanti. Lo guardai negli occhi con terrore convinto che mi avrebbe sgridato, mi vedevo già passare il resto dell’estate dentro una classe vuota dietro alla lavagna con le orecchie d’asino in testa, invece lui scoppiò in una fragorosa risata che proprio non mi aspettavo. Mentre così divertito rideva mi disse: adesso hai capito cos’è la forza di gravità vero? Ed io mi ricordai immediatamente di quel compito a cui io proprio non mi ero applicato guadagnandomi un bel quattro e cosa avrebbe dovuto insegnarmi. Divertito continuò la sua strada non prima però di averci augurato di mettere in pratica tutto ciò che avevamo studiato in classe. Noi terribili ragazzini da allora capimmo che la scuola non era solo dover rispettare la fila, portare il compito ben fatto e ripetere a memoria le tante poesie. E da allora ogni anno guadagnammo la consapevolezza che l’ultimo giorno di scuola, dopo quel conto alla rovescia dei minuti guardando il grande orologio posto sopra la scrivania del bidello e quella corsa fuori dal cancello, iniziava la lunga estate di libertà fatta sì di corse nei prati, di bagni nei canali, di salti dei fossi a caccia di rane, di arrampicate sugli alberi, ma soprattutto di conoscenza ed apertura a tutto ciò che durante l’inverno avevamo dovuto con fatica mettere in zucca. Guardo i miei nipoti e spero che anche loro oggi, come me allora, possano vivere un’estate spensierata capendo che c’è una libertà che tanto insegna". (Nonno Arnaldo)
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