Milano / Malpensa
Lo sport che si riscopre umano
- 13/04/2018 - 11:06
- Sport
- SportivaMente
La Parigi - Roubaix 2018, straordinaria gara ciclistica primaverile, è stata funestata da una tragedia: la morte di un giovanissimo atleta belga Michael Goolaerts di infarto mentre percorreva il 125 chilometro della leggendaria gara. Aveva 23 anni e correva per il team professionistico Verandas Willems-Crelan. Si tratta di atleti professionisti monitorati quotidianamente, sottoposti a visite specialistiche e che seguono allenamenti e diete mirate, eppure ecco la tragedia. Purtroppo non è la prima volta, solo poche settimane fa, infatti, se ne è andato per sempre il calciatore della Fiorentina Davide Astori. La nota Fondazione Castelli parla di circa 100 atleti dilettanti e professionisti che muoiono all'anno solo in Italia, una cifra impressionante se si pensa che lo sport è salutare (ricordiamo, ad esempio, un Decreto della Sanità del 2012 che parla di obbligo per tutte le società sportive, anche dilettantistiche, di avere un defibrillatore semiautomatico e delle persone formate per adoperarlo negli eventi sportivi anche non agonistici; beh... qualcuno ce l'ha in dotazione, ma non tutti). La domanda che però sorge subito spontanea è "Perchè?". "Come può accadere che atleti allenati quotidianamente si accascino al suolo e muoiano per la fatica, lo stress, i continui impegni?". Nessuno lo sa o così sembra, ma si potrebbe pensare pure di ridurre i chilometraggi nel ciclismo e i tempi nelle partite nel calcio, basket o volley. Lo sport non deve per forza produrre beni per alzare il Pil oppure denaro alle aziende, anche se purtroppo la maggior parte delle volte tutto gira proprio attorno a questo. Noi, invece, vogliamo gridare forte che "Lo sport deve tornare a riscoprire la bellezza e la fierezza per cui è nato, senza dimenticarsi mai quei principi fondamentali che si chiamano DIVERTIMENTO e VOGLIA DI CORRERE o GIOCARE, insieme alla gioia di tifare".
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