Milano / Malpensa
“Io resto libero”
Saranno devoluti alla Caritas Italiana e alla Croce Rossa i fondi raccolti da “io resto libero”, la prima Festa della Liberazione della storia repubblicana che si festeggerà in streaming a causa del Coronavirus. L’iniziativa è stata promossa da un comitato del quale fa parte anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ma ha incontrato subito il favore di oltre 1400 personaggi del mondo della cultura, del cinema, del giornalismo e del terzo settore.
«Quest’anno, nel settantacinquesimo anniversario della Liberazione, abbiamo bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà – si legge nell’appello che i promotori hanno firmato -. In un momento in cui siamo costretti all’isolamento per combattere un nemico invisibile, in cui la distanza sociale ci rende un po’ più soli, possiamo e dobbiamo stringerci e sostenerci. Vogliamo riconoscerci gli uni negli altri, tornare a guardare al futuro con speranza e coraggio, e soprattutto ricordarci che una volta passata questa tempesta saremo chiamati a ricostruire un mondo più giusto, più equo, più sostenibile. Mai come in quest’occasione ci è chiaro che occorre porre fine a tutte le guerre fratricide per unirci tutti nell’unica lotta contro i tre nemici comuni: il virus, il riscaldamento del pianeta e le disuguaglianze socio-economiche».
Aboliti per ragioni sanitarie i cortei, i manifestanti si incontreranno in una piazza virtuale collegandosi dalle proprie case sul sito 25aprile2020.it alle ore 11 di sabato 25 aprile e rilanceranno i messaggi sui propri profili social con l’’hashtag #iorestolibero e #25aprile2020.
Nel frattempo è però già partita una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe che promette di arrivare a 300mila euro.
La cifra raccolta sarà destinata a Caritas Italiana e Croce Rossa Italiana affinché utilizzino le risorse per fornire aiuto a quanti non hanno un tetto o un pasto garantito.
«È una grande responsabilità per la Caritas essere stata indicata, insieme alla Croce Rossa Italiana, come i beneficiari di questa iniziativa in un giorno tanto simbolico. Se il virus non fa distinzioni, la quarantena per fermarlo, non colpisce tutti in maniera uguale. Al lockdown pagano il prezzo maggiore proprio i più indifesi. Corriamo il rischio di uscire da questo tunnel più disuguali di quanto lo eravamo quando ci siamo entrati e non possiamo permettercelo proprio per la tenuta democratica del Paese. Il forzato isolamento deve essere occasione d’inclusione e maggiore solidarietà perché il timore del contagio del virus non degeneri in qualche nuova forma di paura del diverso, d’indifferenza verso i più poveri. Ognuno però può fare la sua parte per scongiurare questo pericolo», osserva il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, tra i firmatari dell’appello.
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