Milano / Malpensa
Perchè leggere un libro?
- 13/03/2019 - 11:41
- Frecce sui nostri giorni
- Libri
Perché leggere un libro? Non capita di rado di trovare persone che leggano molto, sebbene in Italia, come è noto, leggono di più le donne degli uomini e più i giovani rispetto alle persone mature o di mezz’età. L’andamento della distribuzione della lettura è prossimo e sovrapponibile all’andamento e alla distribuzione dell’istruzione. Non ho intenzione di fare piagnistei sul fatto che gli italiani leggono poco: peggio per loro. Vorrei fermarmi un attimo a riflettere sulle motivazioni di chi legge e, più precisamente, sulle motivazioni di chi legge narrativa. La saggistica, si capisce, ha un ancoraggio immediato sul campo al quale si applica: dalla psicologia, alla storia, dalla fisica all’economia. La domanda verte, invece, su coloro che leggono i classici di narrativa. Cosa ne traggono? Leggendo la grande narrativa si diventa una donna o un uomo migliori, o semplicemente si ammazza il tempo durante un viaggio in treno? La narrativa dà qualcosa che resta? L’ideale sarebbe che ciascuno, a questo punto, interrompesse la lettura di queste poche righe e provasse a darsi una risposta… Siccome non è giusto lanciare il sasso e nascondere la mano, proverò a spiegare che cosa la narrativa dà a me. A me pare che i grandi autori dell’Ottocento, del Novecento e del ventennio del presente secolo, oltre che la grande tradizione della letteratura antica, offrano chiavi di lettura per penetrare la realtà e quindi per capire meglio (o meno peggio) sé stessi, gli altri e il mondo attorno a noi. In altre parole, leggere mi permette di mettere meglio a fuoco la realtà. La narrativa, perciò, non mi serve per evadere o per distrarmi. Al contrario, essa mi getta in faccia la realtà, mi costringe ad esami di coscienza, all’analisi del mondo, degli altri e della mia medesima interiorità. Leggere – in sintesi – serve a migliorare la vita, non a fuggirne via, ad affrontarla, invece che a voltarle le spalle.
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