Milano / Malpensa
"Non chiamateci bamboccioni"
- 05/02/2010 - 10:19
- Attualità
E' di qualche settimana fa la provocazione lanciata dal Ministro Renato Brunetta di proporre una legge che obblighi i figli ad uscire di casa a 18 anni. Una proposta azzardata e, per sua stessa ammissione, provocatoria, che ha sollevato, come prevedibile, un coro di polemiche e discussioni. Insomma, la ‘legge anti - bamboccioni’, che per ora esiste solo nella testa di Brunetta, ha toccato un nervo scoperto dell’Italia di oggi: quello del precariato, che affligge i giovani, e degli affitti troppo alti delle case, da una parte, ma anche dei giovani che se la prendono comoda all’università, rimandando l’ingresso definitivo nell’età adulta, perché non hanno un’idea precisa del futuro e non sanno ancora ‘cosa fare da grandi’. La questione, quindi, è questa: chi sono i ‘ bamboccioni’? Esistono davvero o è solo una percezione distorta e un po’ affrettata che gli adulti hanno dei giovani? L’abbiamo chiesto direttamente a loro. Katiuscia, 34 anni, ci dice: “Tra il mio stipendio e la pensione di mia mamma, a fine mese, dopo aver coperto tutte le spese, arriviamo con neanche 200 euro per comprare da mangiare. È ovvio che mi piacerebbe molto andare a vivere da sola, ma non me lo posso permettere. A tutti i Ministri, che decidono del nostro futuro, vorrei provare a farli vivere con i nostri stipendi mensili e poi chiedere loro come mai nei paesi del Nord, specialmente in quelli Scandinavi, i giovani escono di casa molto presto. Forse perché hanno dei Governi che pensano a loro come al futuro del proprio paese e per questo investono risorse economiche”. Laura, invece, nonostante la giovane età (25 anni) ha già sperimentato cosa significa andare a vivere da sola insieme ad un’amica, ma purtroppo è dovuta ritornare a casa dai suoi dopo essere rimasta da sola a sostenere le spese troppo gravose dell’appartamento, avendo un lavoro a tempo determinato. “Ho scelto di uscire di casa perché avevo bisogno di avere i miei spazi, ma sono convinta che un po’ sia anche colpa dei nostri genitori che inconsciamente hanno paura di lasciarci commettere i nostri errori e di andare per la nostra strada. Al Governo chiederei un po’ di buonsenso: introdurre sempre di più la cultura della meritocrazia, abbassando magari l’età pensionabile di chi è già verso la fine della propria carriera per permettere a chi si sta affacciando al mondo lavorativo di trovare spazio”. “Non sono d’accordo con la proposta del Ministro, prima di tutto per com’è impostata la scuola in Italia e, poi, per la miseria degli stipendi che vengono dati ai ragazzi che, per mantenersi agli studi, lavorano – commenta un’altra giovane di 31 anni e che ha voluto rimanere anonima – Io vivo ancora in famiglia, ma non mi ritengo affatto una ‘bambocciona’ anche perché cerco di dare una mano in casa, rendendomi utile. Inoltre, adesso non sento la necessità di uscire di casa perché lo vedo come un progetto serio, magari di vita a due con un investimento importante di soldi e non solo come la voglia di libertà. Una proposta concreta per cambiare la situazione dei giovani in Italia oggi? Io agirei sul fronte dell’istruzione, per preparare seriamente e concretamente i ragazzi alla professione che vorranno svolgere e sul mercato del lavoro, con degli incentivi per le aziende”. Opinioni differenti, idee diverse, tra i giovani che vogliono costruirsi il futuro.
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