Milano / Malpensa
Bullismo, social media e scuola
- 20/04/2018 - 08:56
- Comunicaré
È notizia di questi giorni che un branco di 3 ragazzini di Lucca ha picchiato e umiliato il professore, filmando poi il tutto e postando il video in rete, facendolo diventare virale. Episodi di cui si sente sempre più parlare. La domanda sorge spontanea: questo acuirsi del bullismo nella vita reale ha a che fare con la diffusione di social e web? È l’allettante proposta di vedersi su YouTube che fa fare cose indicibili ai ragazzi? Secondo me, non è così.
Il potere di risonanza dei media
Sono convinta che le “stupidaggini” di questo genere, alcuni ragazzi, le abbiano sempre fatte. È che quando non esistevano il web e i social, se ne sentiva parlare meno. La notizia, in questo caso, forse sarebbe rimasta confinata ai giornali locali di Lucca e non sarebbe finita al Tg5. Perché un ragazzo che fa queste cose, innanzitutto, dimostra di non distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e questo è un concetto che va al di là dei social network. Non è che se il tuo compagno di classe lo fa, lo devi fare anche tu, la condotta di uno non giustifica tutti, è una regola ben più vecchia dell’online.
Serve un intervento scolastico
Quello che si nota, tuttavia, è che i giovani nella maggior parte dei casi non capiscono tutte le implicazioni di ciò che fanno, o non fanno, sui social e sul web. E in tutto ciò annoveriamo anche la chat di Whatsapp, che fa parte a tutti gli effetti della categoria social media. Non capiscono che non devono inviare foto potenzialmente compromettenti, o tenere comportamenti deplorevoli, o anche più semplicemente parlare male dei professori, sui social network. E allora dovrebbe essere proprio la scuola a intervenire, la scuola il cui compito è formare persone per la vita e che dovrebbe quindi introdurre nei programmi ministeriali nuove competenze: quelle che consentono di utilizzare questi nuovi strumenti digitali in maniera responsabile. Qualcosa che vada oltre l’insegnamento delle tecniche per padroneggiare questi strumenti, ma che porti le generazioni di domani a interrogarsi sulle reali implicazioni e potenzialità di questi nuovi mezzi di comunicazione.
E voi, cosa ne pensate? Da genitori, vi occupate personalmente dell’educazione social dei vostri figli?
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