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giovedì 21 novembre 2024 | ore 19:18

Expo senza gli agricoltori?

A 100 giorni da Expo si rischia il via senza agricoltori: stalle in ginocchio per la crisi dei prezzi. Dal latte alla carne, la situazione è critica nel settore zootecnico.
Territorio - Un agricoltore (Foto internet)

L’Expo apre e le stalle chiudono. “A cento giorni dal via della grande esposizione universale che dovrebbe celebrare il cibo, l’agricoltura e la terra – spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia – rischiamo che sia la festa solo delle industrie, perché in tutta l’Italia la crisi del prezzo del latte e della carne sta mettendo in ginocchio il settore zootecnico”. Solo in Lombardia – stima la Coldiretti regionale – è di circa 150 milioni di euro il danno agli allevamenti da latte provocato dal taglio di oltre il 19% sul prezzo al litro, precipitato dai 44,5 centesimi del 2014 ai 36 attuali. “Le industrie e i supermercati ingrassano – dice Prandini – mentre le stalle muoiono. Per qualcuno che già prende il latte e la carne all’estero e li rivende con la faccia dell’Italia questo magari è anche un vantaggio: la scusa buona per importare visto che non trova i nostri prodotti . Bell’ipocrisia. La verità è che vogliono prezzi cinesi per la qualità italiana. Altrimenti vanno all’estero a prendere qualità cinese a prezzi cinesi. E con tutti gli scandali alimentari che ci sono in Asia non mi pare proprio una bella prospettiva per i consumatori”. In Lombardia, dove si munge il 40 per cento di tutto il latte italiano e dove si alleva la metà di tutti i suini a livello nazionale, le stalle di bovini e suini sono passate – secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe zootecnica analizzati da Coldiretti – da 24.422 a 24.262: con un calo medio di 13 al mese. “Rischiamo – conclude Prandini – che l’Expo si apra circondato dalle macerie del sistema zootecnico nazionale e senza quei tesori agroalimentari che hanno fatto la fortuna del sistema Italia, dal Grana Padano al Parmigiano, dal lardo di Colonnata al prosciutto di Parma e al San Daniele. Pensiamo sia arrivato il momento per creare una nuova distribuzione del valore economico all’interno della filiera agricola”.

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