Milano / Malpensa
Gli F35 pronti al 'decollo'
- 08/08/2013 - 15:53
- Cameri
Nonostante il nome inganni, la sigla F35 sta ad identificare i nuovi aerei militari Joint Strike Fighter, dei quali si doterà nei prossimi anni la nostra aeronautica militare e che saranno assemblati a Cameri. Nonostante il costo miliardario, sono uno strumento necessario per la difesa italiana ed una possibilità di occupazione per il territorio nazionale e novarese. Il progetto parte da lontano: si è iniziato a parlarne nel 1996 con il Ministro della difesa Beniamino Andreatta del primo governo Prodi, poi nel 1998 il governo D’Alema ha firmato il “Memorandum of Agreement”, con un investimento di 10 milioni di dollari. Nel 2002, quindi, col secondo governo Berlusconi, dopo l’approvazione delle Commissioni difesa di Camera e Senato, è stata confermata la partecipazione alla fase di sviluppo, con un impegno di spesa di circa 1.190 milioni di euro. Fino ad arrivare al 2009, anno in cui le Commissioni difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole all’acquisto di 131 F35 spalmato fino al 2026 e alla realizzazione, presso l’aeroporto militare di Cameri, di una linea di assemblaggio finale e di verifica per i velivoli destinati ai Paesi Europei. In queste settimane, il Parlamento ed il Consiglio Supremo di Difesa si sono nuovamente espressi: il primo per proporre una revisione o addirittura un’uscita dal progetto, il secondo per riportare il confronto nella realtà evitando speculazioni e decisioni affrettate. Infatti, a Cameri, i lavori sono già partiti da un pezzo con la costruzione di uno stabilimento di 124 mila metri quadrati, costato 796 milioni di euro che ospiterà l’azienda italiana Alenia Aermacchi per la produzione di 800 ali per altri Paesi e per l’assemblaggio completo dei 90 velivoli italiani e dei 50 olandesi. Ad oggi, il Governo ha deciso di ridurre a 90 l’iniziale commessa di 131 F35, che sostituiranno man mano 253 aerei militari pronti per essere dismessi. Inoltre, per Cameri si prospetta un futuro manutentivo: infatti, vista la tecnologia impiegata nello stabilimento, al termine dell’assemblaggio ci sarà il ciclo manutentivo dei velivoli, che dovrebbe così renderlo operativo per circa 40 anni. Ad oggi, 200 tecnici sono già al lavoro e a pieno regime il sito dovrebbe impiegare circa 1.500 addetti, senza contare le oltre 60 aziende che in tutta Italia saranno interessate dall’indotto.
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