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20 anni fa un disco cambiava il rock

Era il 24 settembre 1991 quando iniziò un successo, forse, inaspettato. L'incredibile storia dei Nirvana, band che ha rivoluzionato il modo di fare musica.
Tempo Libero Musica - 20 anni fa... Nirvana (Foto internet)

Sono già trascorsi vent’anni dall’uscita di quell’album che rivoluzionò definitivamente il modo di intendere il rock. Il 24 settembre del 1991 una major discografica, la Geffen Records, decise di rischiare (andando contro la normale tendenza discografica di appoggiare solo quei gruppi allineati ai capricci delle mode) e di pubblicare un disco rock, etichettato come “alternativo”, che suonava in modo ben diverso da certi lavori ‘pop’ che dominavano la scena musicale internazionale dell’epoca. In questo modo, un trio di musicisti di Seattle, i Nirvana, nel giro di poche settimane si imbarcarono in una missione praticamente impossibile (la Geffen stimò una vendita massima di 250.000 copie). La storia però andò diversamente, e nel giro di pochissime settimane l’album “Nevermind” portò alla ribalta un genere musicale circoscritto a Seattle, il grunge, grazie alle centinaia di migliaia di copie vendute in pochissimo tempo, e persino arrivando a scalzare dalle vette delle classifiche un mostro sacro del calibro di Michael Jackson. In vent’anni l’album ha venduto 30 milioni di copie. “Nevermind” era, forse, un prodotto culturale che molti adolescenti e giovani dei primi anni Novanta (la cosiddetta Generazione X) attendevano da tempo. Si, perché altri lavori autorevoli pubblicati nello stesso anno da altre band già consolidate e poste sull’olimpo del rock da diverso tempo, come Metallica e Guns and Roses, ebbero si un grande successo, ma non un effetto travolgente come la musica proposta dal terzetto della piovosa Seattle. Ancora oggi ci si domanda quale sia stato l’ingrediente che portò al successo i Nirvana. Certamente ne conto almeno due. L’essenzialità dell’approccio compositivo, fatto solo di chitarre distorte, una batteria violenta, un basso sporco e sonorità molto prossime al punk, ma anche all’heavy-metal (in linea col fenomeno musicale del Grunge che proprio a Seattle era sorto tra gli anni Ottanta e Novanta), e l’autenticità dei contenuti delle canzoni. Sono sicuramente stati i due fattori determinanti il successo. Perché i Nirvana ricorsero semplicemente a loro stessi e a ciò di cui disponevano, senza servirsi di troppi artifici sintetici o testi costruiti a tavolino. Fu proprio questa spontaneità e l’immediatezza della rabbia esistenziale di Kurt Cobain, leader carismatico e fondatore della band, urlata in quel ripetitivo “a denial” che chiude in modo ipoteticamente distruttivo il pezzo che li ha resi celebri, “Smells Like Teen Spirit”, e l’immagine di angelo biondo maledetto, a conquistare rapidamente un enorme pubblico tra giovani e adolescenti. Gli esiti della personalità estremamente drammatica e problematica di Kurt Cobain ridussero la possibilità di una vita longeva dei Nirvana. La fine del gruppo arrivò, puntualmente, a distanza di solo 3 anni da Nevermind. Il triste epilogo avvenne, infatti, col suicidio di Kurt nel suo cottage di Seattle, il 4 aprile del 1994. Anche lui 27enne, come molti altri geni maledetti della musica defunti alla stessa età e con le medesime modalità (come non ricordare altri tristi membri del Club27, come Jimi Hendrix, Jim Morrison, oppure, più recentemente, Amy Winehouse). A distanza di vent’anni da quel fenomeno che sconvolse il modo di intendere, suonare, creare ed ascoltare il rock, bisogna riconoscere che la genialità della breve, ma intensa storia dei Nirvana fu anzitutto nell’autenticità compositiva. Kurt, Dave Grohl (leader e fondatore dei Foo Fighters) e Krist Novoselic, non scesero a compromessi stilistici per accontentare la smania di profitto del mainstream. Essi decisero di rischiare e di penetrare il mondo della musica di massa per urlare la propria voglia di cambiamento. Essi desiderarono ardentemente di voltare pagina su un ambiente artistico ormai fossilizzato nel mondo finto e di plastica degli anni ’80. I Nirvana scoprirono che il loro desiderio di “concretezza musicale” e di energia allo stato puro era lo stesso di milioni di ragazzi appassionati di rock stufi di ascoltare la solita musica che circolava nelle emittenti radiofoniche. La messa in circolazione della loro musica e l’incontro con il pubblico nei live fu il compimento di questo desiderio e la definitiva consacrazione di questa rabbia. Un’energia che innescò una rivoluzione musicale e culturale in tutto il mondo e che mutò radicalmente la storia del rock. Ancora oggi è impossibile, per chi si avvicina a questo genere per la prima volta, non imbattersi nei Nirvana e non ascoltare a ripetizione, per almeno una settimana, le tracce di Nevermind. Perché è come un capolavoro immortale di un musicista antico: è un disco che emozionerà per sempre. Perché nato dal cuore di un gruppo di uomini.

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